di Manuela Correra
La coda della nube di metano che si è formata a seguito della fuga di gas del 27 settembre dai gasdotti Nord Stream 1 e 2, stimata in circa 80mila tonnellate, "non è stata al momento rilevata sul Nord Italia. Potrebbe dunque essersi diluita nel tragitto, aver cambiato traiettoria o non essere ancora rilevabile sul nostro Paese". A spiegarlo all'ANSA è Paolo Cristofanelli, ricercatore Dell'Isac-Cnr per il progetto Rete Icos (Integrated carbon osbservation system) Italia, sottolineando che al momento "non è stata evidenziata alcuna variazione in atmosfera".
Dalle osservazione che Icos Italia sta compiendo presso le stazioni del nord Italia di Monte Cimone e Plateau Rosa, afferma l'esperto, "al momento non rileviamo effetti legati all'arrivo della nube di metano, che potrebbe anche aver effettuato una traiettoria diversa e non essere stata intercettata dalle nostre osservazioni". Ad ogni modo, sottolinea Cristofanelli, "più passano le ore più la nube tende a diluirsi e, quindi, la probabilità che sia rilevata sull'Italia si abbassa".
Nelle stazioni Icos, chiarisce quindi il ricercatore, "misuriamo in modo continuativo gli andamenti di metano e anidride carbonica nell'atmosfera; se dovessimo rilevare una variazione significativa nei valori, ciò indicherebbe la presenza della nube ma al momento non ci sono segnali in tal senso".
Anche secondo Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio Lamma-Cnr, potrebbe esserci la possibilità che la nube "si sia talmente diluita nel volume dell'atmosfera durante il tragitto dal Mar Baltico da non essere più rilevabile". Ciò significa che "l'incremento di gas metano che potrebbe essere comunque rilevato in atmosfera sarà molto ridotto, inferiore all'1% rispetto al gas metano che è già presente naturalmente in atmosfera". Gozzini conferma inoltre che "non ci sono problemi per la salute dell'uomo". Gli eventuali problemi collegabili a questa nube di metano, rileva, "sono di tipo ambientale: il metano è un gas a effetto serra, e se la perdita dal gasdotto dovesse persistere allora si potrebbe effettivamente arrivare ad un aumento significativo delle concentrazioni di metano in atmosfera. Ciò potrebbe portare ad un ulteriore aumento del riscaldamento delle temperatura, con un danno nel medio e lungo periodo che dovremmo rivalutare". Il cambiamento climatico, infatti, "porta come è noto ad un aumento degli eventi estremi, con maggiore frequenza e intensità degli stessi". Gli effetti della maxi nube di metano, conclude Gozzini, "si vedranno eventualmente solo nei prossimi mesi".
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