«Siamo pronti a fare parte di un governo politico che durerà cinque anni». La grande trattativa continua, tra mosse tattiche e messaggi incrociati. I riflettori questa volta sono puntati sul Consiglio federale della Lega. L'assemblea, come da previsioni, conferma il pieno mandato a Matteo Salvini per proseguire le trattative per definire la squadra del nuovo esecutivo.
Dal Consiglio federale non esce una lista di candidati ministri, ma di ministeri graditi. Oltre all'Interno ci sono Infrastrutture, Giustizia, Agricoltura, Affari regionali. Ma se Luca Zaia chiede di confermare gli uscenti, il segretario, da quanto trapela, vorrebbe segnare una discontinuità rispetto al governo uscente e puntare su Riccardo Molinari, Vannia Gava, Giulia Bongiorno e Alessandro Morelli.
Di certo c'è una chiara indicazione per un governo dall'identità e dalla natura politica. Il consiglio federale conferma pieno mandato per proseguire i lavori con gli alleati, «per dare all'Italia un governo all'altezza delle aspettative», comunica il Carroccio. Salvini ricorda che la Lega ha donne e uomini di valore «che possono ricoprire incarichi di grande responsabilità» e fa sapere di avere le «idee chiare» sul da farsi e sulla squadra da portare al governo. «Siamo pronti a un governo di centrodestra finalmente scelto dagli italiani, un governo politico che lavorerà per 5 anni senza beghe e senza litigi come a sinistra si augurerebbero».
Da quanto viene fatto filtrare nel mirino ci sono soprattutto il Viminale e il dicastero delle Riforme e delle Autonomie. C'è chi chiede di puntare sulla Sanità o su altri dicasteri, ma prevale la tesi di rilanciare su Infrastrutture e Agricoltura. «Al ministero dell'Interno la Lega ha fatto bene, dobbiamo rivendicare i risultati ottenuti», il ragionamento. Salvini, secondo quanto viene riferito non ha fatto alcun nome, ma ha chiesto di agire compatti in modo da poter trattare con gli alleati da una condizione di forza, senza disperdere energie.
È chiaro che nei prossimi giorni il focus sarà puntato sulla questione Viminale. C'è chi sostiene che la Lega possa utilizzare a questa leva per alzare la posta e puntare a cinque invece che a quattro ministeri, altri ritengono che Salvini possa poi virare su Nicola Molteni. L'opzione dell'attuale Capo di Gabinetto Matteo Piantedosi è comunque ancora in campo, mentre sulla Giustizia in corsa oltre a Giulia Bongiorno ritorna anche Carlo Nordio, eletto con Fratelli d'Italia.
Il partito comunque, in chiave tattica, insiste sulla candidatura Salvini per il ministero dell'Interno. «Riteniamo Matteo Salvini la figura più idonea a ricoprire quell'incarico» dice il capogruppo Riccardo Molinari. Giancarlo Giorgetti, invece, conferma che Salvini «è un candidato naturale» per quella poltrona. Luca Zaia, invece, si muove su un terreno diverso e suggerisce di chiedere la conferma dei tre ministri leghisti uscenti. Erika Stefani, Massimo Garavaglia e Giancarlo Giorgetti hanno fatto bene in posti chiave come Disabilità, Turismo e Sviluppo economico per un anno e mezzo, è giusto riconfermarli, sostiene il presidente della Regione Veneto. Collegato con la riunione del federale a Roma, Zaia indica come condizione imprescindibile quella di ottenere per la Lega il ministero per gli Affari regionali, in modo da concludere e approvare il percorso per l'autonomia differenziata. Al posto di Mariastella Gelmini, sottolinea, deve andare un leghista, veneto o lombardo. Tra gli altri dicasteri che il governatore consiglia a Salvini di inserire nella trattativa con Giorgia Meloni vi sono la Sanità, le Infrastrutture e l'Agricoltura.
Infine il consiglio federale stila una gerarchia di priorità, a partire «dall'estensione della flat tax fino a 100mila euro di fatturato al superamento della legge Fornero grazie a Quota 41 per dare opportunità ai giovani», a cui si aggiungono la revisione del reddito di cittadinanza, il taglio della burocrazia e lo sblocco dei cantieri. La prima emergenza resta però quella delle bollette e del caro-energia con la richiesta di un intervento immediato firmato dal governo italiano, una azione da adottare subito senza attendere a oltranza che si muova Bruxelles.
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