Dopo ore di polemiche e di bagarre sui social, Marco Damilano ha preso posizione. Finito nella bufera per la palese violazione della par condicio nella puntata di ieri de "Il cavallo e la torre", il giornalista ha voluto prendere le distanze dalle parole del filosofo francese Bernard Henry Levy. L'annuncio è arrivato in apertura del nuovo appuntamento con la sua striscia quotidiana su Rai 3: "Ieri il filosofo Bernard-Henri Levy si è lasciato andare ad affermazioni sul pericolo fascista in Italia e sul fatto che il voto del suffragio universale non sempre va rispettato. Da alcune affermazioni ho preso le distanze in diretta, altre non le condivido".
Sono servite ore, polemiche e richieste di dimissioni, ma alla fine Damilano ha deciso di dissociarsi dalle gravissime affermazioni di Levy. Dal pericolo fascismo alle offese personali nei confronti di Matteo Salvini, il pensatore transalpino ha scatenato il finimondo a sei giorni dalle elezioni, in pieno regime di par condicio. Dall'Usigrai alla Commissione Vigilanza della Rai, non sono mancati biasimi e accuse che hanno coinvolto anche l'amministratore delegato Fuortes.
"Salvini patetico e ridicolo, traditore della patria", "C'è un rischio fascismo, l'elettorato non va sempre rispettato" o ancora "L'Italia merita di più di Salvini, Meloni e Berlusconi": questi solo alcuni dei passaggi dell'intervista (pressochè senza contradditorio) a Levy. Affermazioni pesanti e destituite di fondamento. Sul pericolo fascismo è intervenuto anche Giovanni Orsina, ospite di giornata de "Il cavallo e la torre":"È ridicolo pensare che qualcuno voglia impiantare il fascismo in Italia […] L'antifascismo è una cosa seria, ma se ne è abusato. Quando lo si usa contro avversari che fascisti non sono lo si rovina. È un pò come la favola di 'Al lupo, al lupo'".
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