Non finirà presto e costa. È un continuo rincorrere il ritmo di questi anni drammatici, con dietro l'angolo qualcosa di imponderabile che spezza fiducia e speranze. Quale è allora il prezzo dell'emergenza e come si paga? C'è un costo quotidiano, materiale, che pesa sulla qualità della vita, sul portafoglio, sulle buste paga. C'è un costo che colpisce la produzione e gli equilibri economici. C'è un costo che pesa sui debiti degli Stati, sul welfare. C'è poi un costo che in apparenza sembra meno importante, perché ha a che fare con le idee e con lo spirito di una civiltà. Di solito non appare in nessuna partita doppia, perché la moneta con cui lo paghi è come l'aria,. È quello che è accaduto e sta accadendo. Ci stiamo abituando a rinunciare ai valori fondamentali dell'Occidente, a quei diritti pensati come universali, ma purtroppo non lo sono, scritti perfino con il sangue sulle carte dell'umanità. Quei diritti che un tempo venivano definiti come inalienabili, perché appartengono all'individui e non agli Stati.
La risposta straordinaria alla pandemia ha sfarinato il corpo, lo ha in qualche modo desacralizzato. L'emergenza globale ha richiesto un atto di fiducia assoluto nel vaccino, come soluzione più razionale, scientifica, di buon senso. Non c'è stato spazio di autonomia per chi aveva paura, per i titubanti, per gli scettici e per chi rifiutava per ragioni ideologiche. Si poteva agire diversamente? Forse sì, forse no. C'è un aspetto però di cui tutti dobbiamo essere consapevoli. È il prezzo da pagare, ossia la sacralità del corpo. È un argomento delicato e si può dire che di fronte a una situazione eccezionale da sempre il potere, anche quello democratico e liberale, sospende libertà fondamentali. Quello che bisogna capire è se poi si torna indietro. Non sempre accade. La crisi energetica ci sta ponendo di fronte a un altro dilemma. Lo Stato viene a controllare quanto gas consumi nella tua casa per riscaldarti. È un sacrificio imposto dalle sanzioni e dalle controsanzioni della guerra tra Russia e Ucraina. La guerra da sempre spariglia i diritti. Fatto sta che anche in questo caso si tocca un principio sacro, racchiuso nella formula anglosassone: My house is my castle. La casa come confine invalicabile, come rifugio dell'individuo, come simbolo della proprietà privata. C'è chi dice che queste preoccupazioni sono esagerate. Alla fine chi ti viene a controllare? Può darsi, ma di fatto si scarnifica un principio. Come è successo con la richiesta di sicurezza dopo l'11 settembre. Allora almeno bisogna dirlo: la moneta con cui si paga l'emergenza è sempre la stessa: la libertà.
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