Nelle ultime 24 ore abbiamo avuto la conferma: è vietato attaccare il Partito democratico. Al limite è una prerogativa dei partiti del centrodestra. Il motivo? Lo ha spiegato la sinistra: se le sferzate politiche arrivano dai potenziali futuri alleati dei dem allora si diventa automaticamente un componente della destra. Insomma, basta pungolare il Pd sui giornali e nelle televisioni. Un monito arrivato proprio ieri da Romano Prodi, che ha parlato di attacchi "politicamente incomprensibili" e di un "atteggiamento surreale".
Letta fa la vittima
Anche Enrico Letta ha sposato la causa sollevata dall'ex presidente del Consiglio, recitando la parte del vittimismo e lamentando il comportamento adottato da Giuseppe Conte, Matteo Renzi e Carlo Calenda: il segretario del Pd se l'è presa con i leader di Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Azione, attribuendo loro un piano ben architettato per tentare di affossare il Partito democratico in occasione delle elezioni politiche di domenica 25 settembre.
"Calenda, Renzi e Conte vogliono fare quello che hanno tentato di fare per tutta la legislatura: relegare il Pd a un ruolo marginale e occupare il campo tradizionalmente occupato da noi", è la convinzione di Letta confessata a La Stampa. A suo giudizio il M5S e il Terzo Polo vorrebbero far sparire la forza riformista incarnata dal Pd: "Stanno cercando di fare la stessa cosa con noi, vogliono distruggere il Pd, ma non ci riusciranno".
Ma la sinistra è ossessionata
Quindi chi si limita a criticare l'operato e la strategia del Partito democratico è di conseguenza un alleato degli avversari. Curiosa la linea di pensiero della sinistra, che da una parte è ossessionata dal centrodestra e dall'altra pretende di non ricevere attacchi politici. Con la solita presunzione, con la certezza di essere moralmente superiore agli altri: cercare di silenziare le polemiche ai dem ora è l'ultimo esercizio tentato dalla galassia rossa.
Il Partito democratico si lamenta per essere finito nel mirino dei partiti, ma al tempo stesso non si nasconde e quotidianamente appiccica delle etichette al centrodestra. E, piuttosto che confrontarsi sulle proposte politiche, preferisce portare avanti slogan vuoti e soliti ritornelli: i rapporti con la Russia, la deriva anti-democratica, un futuro estremista e il possibile ritorno del fascismo.
Lo stesso Letta ha ripetuto a memoria il copione. Ed ecco che arriva il solito spauracchio: "Con la destra, con Salvini e Meloni, l'obiettivo è sempre lo stesso: far crescere la paura. La stessa ricetta di Trump, Orban, Bolsonaro". Senza far mancare ovviamente la teoria di chissà quali legami con Mosca: "Non possiamo lasciare il governo del nostro Paese alle quinte colonne del putinismo in Italia". Gli appelli disperati di Letta finiranno il 25 settembre: quel giorno saranno gli italiani a decidere a chi affidare la guida del Paese.
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