"Certo, il Covid ci ha influenzato o comunque, grazie al virus, abbiamo avuto maggiore familiarità con certe cose come, ad esempio, l'uso delle mascherine. E poi il mio personaggio era cosi stressato, ma faceva di tutto in famiglia perché tutto sembrasse normale e a cena si mangiasse fino al dessert". Così al Lido Adam Driver parla del suo personaggio di Jack Gladney, protagonista di WHITE NOISE di Noah Baumbach, film d'apertura della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e dal 30 dicembre su Netflix, basato sull'omonimo romanzo di Don DeLillo del 1985, commedia satirica e molto apocalittica in cui è protagonista la morte e la sua paura e di salvifico c'è solo il supermercato. "Ho letto DeLillo a inizio pandemia ed è sembrato familiare, pertinente rispetto quello che stavamo vivendo e alle nostre vite – dice anche lo stesso Baumbach -. Tanti poi i temi attuali (la storia si svolge negli anni Ottanta) come, ad esempio, quello della famiglia, spesso culla di cattiva informazione, e del modo di giudicare le notizie vere o false. E poi – continua il regista – che dire di tutti i rituali per esorcizzare, rimandare la morte, ma poi questa arriva e non ci puoi fare nulla?".
Difatti in WHITE NOISE a un certo punto appare una nube tossica che renderà concreti gli incubi di Jack e Babette, costretti davvero a confrontarsi con la loro mortalità. E ancora il regista, raccontando questo film pieno di registri grotteschi, drammatici e surreali in cui mette in scena una famiglia con a capo appunto Jack, professore universitario che insegna in un corso di studi hitleriani (esattamente 'nazismo avanzato'), e composta di quattro figli molto saccenti e della moglie Babette (Greta Gerwig) in preda a molte confusioni: "WHITE NOISE – dice – è anche una satira sul mondo accademico in cui gli studi su Hitler e quelli su Elvis alla fine si equivalgono. Un film da una parte di grande contemporaneità e dall'altra vintage che ha anche il pregio di raccontare un po' la storia e della cultura americana. Ero un bambino allora – continua il regista – e mi sono sono formato con Brian De Palma, i film noir, i disaster movie e le commedie di famiglia in vacanza che si vedevano in quegli anni. Allora mi sono detto: sfrutterò tutto questo materiale".
Adam Driver, invece, mette in luce il carattere teatrale di questo lavoro che ha richiesto una lunga preparazione: "In questo caso i confini del mio personaggio sono molto più ampi e ci sono tante cose su cui giocare. Insomma un grande personaggio, ma davvero difficile da definire". Il fatto infine che in WHITE NOISE il sex symbol Driver sia ingrassato e mostri una stempiatura "è solo trucco – dice al Lido l'attore -, anzi sono abbastanza soddisfatto per come il mio corpo reagisca per ora alla mia età (ha 38 anni, ndr)". Ad affiancare Driver e la Gerwig, un cast composto da Jodie Turner-Smith, Don Cheadle, André 3000, Raffey Cassidy, Sam Nivola, May Nivola e Lars Eidinger. Frase cult di WHITE NOISE: "Ho la morte dentro di me. Ora è solo questione se posso sopravvivere o meno".
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