RIMINI - Proseguono senza sosta le polemiche sulla 93a Adunata Nazionale degli Alpini tenutasi a Rimini lo scorso finesettimana e sulle presunte molestie di cui alcune donne sarebbero state vittime.
Nella serata di giovedì 12 maggio alcuni militanti del Movimento Nazionale - La Rete dei Patrioti hanno affisso uno striscione di solidarietà alle Penne Nere nei pressi del Ponte di Tiberio, luogo di forte attrazione turistica del riminese.
"Femministe moleste, giù le mani dagli Alpini" il messaggio lanciato dagli attivisti con il quale si accusa l'associazione transfemminista Non Una di Meno di aver premeditato l'attacco nei confronti di quella che viene individuata evidentemente come la rappresentazione perfetta della società patriarcale, maschilista e per giunta in uniforme. Spiace infatti non aver visto lo stesso fervore nel condannare le violenze sessuali, quelle purtroppo vere e pure recenti, commesse dagli stranieri sul territorio riminese.
In questo caso invece un fischio di troppo ed un complimento inaspettato sono bastati per descrivere una manifestazione, capace di attirare mezzo milione di persone e di rimpinguare le casse di tante attività della Riviera, come il peggior incubo per una donna.
Eppure i tentativi di boicottaggio della manifestazione da parte delle femministe di Non Una di Meno sono noti; già nel 2018 con lo stesso modus operandi avevano tentato di ostacolare l'adunata di Trento, e a Rimini, già nei giorni precedenti l'evento, descrivevano l'alpino come un molestatore sui loro adesivi e manifesti.
Tuttavia se nella recente adunata riminese vi fossero stati episodi veramente incresciosi sarebbe assolutamente necessaria una loro pronta esecrazione secondo giustizia e verità e lontano da qualsiasi strumentalizzazione.
Non si può però fare di tutta l'erba un fascio e nessuna narrazione potrà mai imporsi a scalzare l'imperituro esempio di amor patrio, di sacrificio e di indomito coraggio dei nostri fanti della montagna.
Ufficio Stampa
Movimento Nazionale Romagna
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