REFERENDUM GIUSTIZIA. INCONTRO ORDINI E CAMERE PENALI ROMAGNA, MORRONE: MESSAGGIO ELETTORI PER SPRONARE LEGISLATORE Roma, 1 giugno. "Solo un messaggio forte e chiaro da parte degli elettori può spronare il legislatore ad agire. Questa la ragione principale per la scelta della strada referendaria, nella consapevolezza che gli interventi strutturali indispensabili al sistema giustizia mai si attiveranno su iniziativa di quegli ambienti, sia della giustizia che della politica più conservatrice e giustizialista, dove si sono incancrenite forme di chiusura e autoreferenzialità. D'altra parte, per tacitare chi critica il ricorso al referendum, pur condividendo i contenuti dei quesiti, rispondiamo che il referendum è un fondamentale strumento di partecipazione che, in questo caso, si occupa di una materia che interessa trasversalmente l'intera comunità". Con queste parole il parlamentare della Lega Jacopo Morrone, presidente del Comitato referendario "Io dico SI'", ha aperto il proprio intervento all'incontro intitolato 'Referendum giustizia: le ragioni del sì, le ragioni del no', svoltosi ieri pomeriggio (31 maggio) in videoconferenza, organizzato dagli Ordini degli Avvocati di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini insieme alle Camere penali della Romagna e di Rimini, a cui hanno partecipato come relatori Giandomenico Caiazza, presidente UCPI (Unione Camere penali), Carlo Nordio, già procuratore della Repubblica di Venezia, e Giuseppe Santalucia, presidente dell'ANM (Associazione nazionale Magistrati). Morrone ha poi citato i problemi sollevati di recente dal 'caso' Palamara: "si aveva consapevolezza della situazione e se ne parlava da anni, ma l'esplosione dello scandalo nel 2019 e le rivelazioni che ne sono seguite hanno reso urgente e non più rinviabile una riforma del sistema giustizia anche agli occhi dell'opinione pubblica". E sul quesito che riguarda l'abrogazione del decreto Severino Morrone ha ribadito che non si può "fingere di ignorare che numerosi amministratori sono stati allontanati dai loro incarichi per accuse rivelatesi poi infondate o dopo una sentenza di condanna di primo grado. Cosa che non solo contrasta con il principio di presunzione di innocenza previsto in Costituzione, ma anche con il dato oggettivo che molte di queste sentenze sono state poi annullate in Appello o in Cassazione. Con la conseguenza che la decadenza dagli incarichi non solo si è rivelata iniqua e un danno irreparabile per l'amministratore, ma è risultata dannosa anche per la stessa amministrazione". "Se anche gli esperti del settore considerano necessari interventi per restituire funzionalità, credibilità e imparzialità al sistema giustizia; se i problemi della giustizia sono annosi e noti a tutti; se il legislatore, tuttavia, non ha riformato in maniera incisiva la materia nonostante gli scandali emersi con la vicenda Palamara; se per lo più le riforme prodotte sono annacquate, allora - ha affermato il parlamentare - devono apparire evidenti la necessità di un momento di partecipazione e democrazia da cui emergano le istanze provenienti dalla società civile e la conseguente volontà dello Stato di ascoltarle e recepirne le indicazioni, superando le resistenze che provengono da determinate aree della magistratura e della politica". Morrone ha infine citato sinteticamente tutte le ragioni per votare SI' sia ad ogni quesito che in senso generale. L'obiettivo è quello di "garantire una giustizia più giusta, imparziale e efficace, restituendo piena e legittima credibilità alla magistratura e superando quella cortina di silenzio alzata sul referendum da quelle componenti di politica e magistratura che puntano a non cambiare nulla per non vedersi danneggiate nelle proprie prerogative, che in tanti casi assomigliano a privilegi". Ufficio Stampa Lega Romagna
No comments:
Post a Comment