Prima una legge elettorale che viene considerata scomoda, poi il taglio dei parlamentari. Così il Partito democratico mette le mani avanti e prova a giustificarsi qualora dovesse essere bocciato dagli elettori, provando a coprire tutti gli errori commessi in questi anni e le priorità avanzate che spesso non corrispondono a quelle degli italiani. Davvero il Pd rischia di uscire con le ossa rotte per colpa del Rosatellum? Anche se fosse va ricordato ai dem che hanno avuto tutto il tempo per cambiare legge elettorale, ma sullo sfondo c'è un'altra osservazione.
L'affondo su Letta
A smontare la versione propinata dal Partito democratico è stato Ettore Rosato, padre della legge tanto contestata dai suoi ex compagni del Pd, che ha messo nel mirino proprio Enrico Letta per la strategia adottata nel corso di queste settimane dopo la caduta del governo Draghi: "È stato incapace di abbozzare una coalizione. Il problema è l'incapacità, non la legge elettorale".
L'esponente di Italia Viva, intervistato da Libero, ha inoltre avanzato una considerazione di non poco conto: il presidente renziano ha invitato la sinistra a fare una proiezione dei seggi, sulla base dei sondaggi, applicandola al Mattarellum. "Sarebbe stato peggio? Non c'è dubbio", ha dichiarato.
Rosato non ha fatto mancare un'ulteriore stoccata all'indirizzo di Letta, accusato di essere il principale assist man di Giorgia Meloni: nello specifico ha criticato il concetto decantato del campo largo e l'alleanza con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Per il renziano la questione è tutta qui: "Letta è il più grande alleato della Meloni, ha fatto tramontare definitivamente il riformismo di sinistra. Se vince la Meloni, significa che saranno stati gli italiani a farla vincere. Quello che succede a sinistra non è più un problema nostro".
"Macché rischio democratico"
Il presidente di Italia Viva ha riconosciuto Giorgia Meloni come avversario politico e non come pericolo per la democrazia del Paese: "Non credo a questi appelli sul rischio democratico". E ha respinto lo spettro del fascismo che la sinistra italiana puntualmente sfodera in prossimità del ritorno alle urne nel tentativo di spaventare gli italiani: "La contrastiamo perché non è capace, non accusandola di fascismo".
Da parte di Rosato è arrivata un'apertura sul presidenzialismo, in linea con la disponibilità di Matteo Renzi che ha bollato come una "follia" la tesi secondo cui la riforma rappresenterebbe un rischio democratico solo perché proposta dal centrodestra. "Noi siamo per riforme costituzionali condivise che partano dalla fine del bicameralismo. Non siamo ostili in partenza a nulla", ha concluso Rosato.
Caos nel Pd
L'avvicinarsi delle elezioni politiche, fissate per domenica 25 settembre, ha innescato il caos all'interno del Partito democratico: le candidature si sono rivelate essere un fronte caldissimo che ha finito per creare diversi malcontenti e più di qualche mugugno tra i dem. Un malessere diffuso. Big esclusi o posti nelle linee secondarie. Dal Nazareno viene fatto notare che se non è stato possibile accontentare tutti è proprio per la legge elettorale, il Rosatellum, che gli stessi parlamentari dem in carica hanno votato per le elezioni del 2018. Ma anche il Pd sotto la guida Letta non sembra essersi mosso d'urgenza in tal senso.
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