Alla fine, dalle parlamentarie Giuseppe Conte ne è uscito vincitore. Il suo listino ha ottenuto oltre l'80% delle preferenze tra gli iscritti e così tutti i suoi 15 correranno per un posto in Parlamento. "I candidati che ho proposto per lavorare alla nostra idea di Paese hanno ottenuto un ampio consenso, sfiorando il 90%. Avanti a testa alta!", ha detto Giuseppe Conte. Va, però, specificato che dei 133mila aventi diritto al voto, a esprimere la sua opinione è stata meno della metà, circa 50mila. Tuttavia, mentre Giuseppe Conte esulta, Lorenzo Borrè è pronto a contestare il risultato. L'avvocato dei ricorrenti del M5s ravvisa delle irregolarità nel listone di Giuseppe Conte e chiede l'intervento del Comitato di garanzia o dello stesso Beppe Grillo.
"Dubito fortemente che l'introduzione della categoria dei super candidati sia conforme alla disciplina dello statuto", ha dichiarato Lorenzo Borrè, spiegando che "la consultazione per la ratifica della proposta del super listino, che di sicuro ci sarà perché i 'no' non hanno mai vinto in questi plebisciti, non ha la forza giuridica di derogare al principio di parità di diritti dei soci, in quanto sarebbe stata necessaria una preventiva modifica statutaria". L'avvocato, quindi, ravvisa una condizione di imparità nel "listino" di Giuseppe Conte, che di fatto ha voluto blindare 15 persone favorendole rispetto agli altri iscritti che sono stati costretti all'autocandidatura tradizionale. Si tratta, in soldoni, di due modalità diverse di candidatura in cui una risulta maggiormente agevolato, considerando che il quesito al quale sono stati chiamati gli iscritti era: "Approvi la proposta del presidente Conte di inserire, con criterio di priorità, nelle liste di candidati in uno o più collegi plurinominali i nominativi di cui al seguente elenco?".
Considerando che le autocandidature sono state quasi 2mila, è evidente che quei 15 hanno avuto un trattamento nettamente favorevole. Borrè, in un intervento precedente, aveva spiegato: "Siamo in presenza di un conflitto di attribuzioni tra organi interni, reso ancor più allarmante dal fatto che il regolamento contiano è una vera e propria deroga allo statuto e introduce una categoria di ottimati scelti dal presidente che nella sostanza vanifica le autocandidature nei collegi plurinominali in cui verranno collocati questi candidati speciali". Quindi, alla luce di questo stravolgimento nello statuto, Lorenzo Borrè pone la sua pietra tombale sul movimento e sul grillismo: "Se Grillo e/o il comitato di garanzia non batteranno ciglio, possiamo affermare che il Movimento 5 stelle, per come fu concepito da Gianroberto Casaleggio non esiste più".
Ma c'è di più. Perché Azzurra Cancelleri, deputata al secondo mandato, ha voluto mettere l'accento anche su un altro punto, che stona rispetto a quelli che sono sempre stati i valori di bandiera del M5s, sventolati come elementi di distinguo rispetto agli altri partiti. Nel "listino" di Conte è spuntato il notaio Alfonso Colucci, fedelissimo del leader, che nel M5s ricopre il ruolo di "organo di controllo". In sostanza, questa figura all'interno del partito ha il compito di vigilare sul rispetto delle deliberazioni degli organi associativi, come l'Assemblea degli iscritti, che in queste ore è chiamata a eleggere i candidati alle politiche, tra cui figura lo stesso notaio. Il conflitto di interessi è evidente a occhio nudo: "Se a verificare il voto fosse lui sarebbe poco opportuno". Ma su questo punto, almeno su questo, i 5s hanno detto la loro: il controllo verrà effettuato da un altro notaio.
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