(di Elisabetta Stefanelli)
LUCIANO FLORIDI, ''ETICA DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE. Sviluppi, opportunità, sfide'' (Raffaello Cortina Editore, pag. 384, euro 26,00).
L'intelligenza artificiale come capacità di agire, o meglio ''riserva di capacità di agire a portata di mano'', in un divorzio, non un matrimonio, tra l'agire e l'intelligenza. Così la concepisce Luciano Floridi filosofo e studioso del mondo contemporaneo (''scopo di questo volume è quello di contribuire allo sviluppo di una filosofia del nostro tempo e per il nostro tempo'') che si divide tra l'Università di Oxford e l'Alma mater di Bologna. Lo spiega nella sua ultima fatica, primo capitolo di una più completa disamina sul mondo dell'intelligenza artificiale che dopo il volume sull'etica sarà completata da un altro studio sulla politica dell'informazione. Qui però parlando dell'etica Floridi conduce un viaggio veramente utile, oltre che interessante, sistematico e completo sull'intelligenza artificiale, dinamiche e conseguenze, ovviamente dal suo punto di vista. Un libro in cui in primo luogo fornisce ''un'interpretazione filosofica dell'IA come tecnologia''. E spiegando subito che ''la tesi principale'' del libro consiste nel dire che ''l'IA costituisce un divorzio senza precedenti tra l'intelligenza e la capacità di l'agire''. Il tema, già affrontato in libri precedenti, trova qui una più sistematica dissertazione a mio avviso particolarmente utile dal punto di vista filosofico ma anche per chi ha compiti normativi, perchè la questione ovviamente è quella dei limiti e dei pericoli ma soprattutto del modo di affrontarli senza perdere tempo perchè tempo non ce n'è. Un mettere insieme le linee storiche e quelle attuali in un momento in cui si moltiplicano gli interventi e si rischia quella confusione in cui potere economico e politico prendono il sopravvento nel segno del ''bluewhashing etico''. Analizza ad esempio le tesi principali dal 2017 ad oggi, a partire dai Principi di Asilomar fino alla Dichiarazione di Montreal, riassumibili in quattro principi - gli stessi del resto della bioetica - per aggiungerne un quinto: l'esplicabilità. ''Ora sono sempre più convinto - scrive Floridi - che la filosofia sia nella sua forma migliore design concettuale, e il design concettuale offre progetti mirati - comprendere il mondo per migliorarlo - e semantizzazione - dare senso e significato all'Essere, e prendersi cura del capitale semantico dell'umanità''. La domanda fondamentale è ''qual è il nostro progetto umano per l'era digitale?''. Perchè da questo non si può più prescindere. Sarebbe utile chiederlo agli schieramenti politici in corsa per le elezioni del 25 settembre.
(ANSA).
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