Per Enrico Letta la disfatta elettorale della sinistra è da ricondurre alla formula politica delle alleanze. A suo giudizio il campo largo si sarebbe rivelata la carta vincente per evitare di far vincere le elezioni al centrodestra. In realtà l'alleanza del Partito democratico con i partitini rossi si è resa protagonista di un risultato molto amaro per la proposta politica, che in buonissima parte si è fermata al pericolo fascista e all'allarme democratico. Poco spazio per le vere ricette per risollevare il Paese. Ma Letta è ancora fermo all'Ulivo 2.0.
Letta si piange addosso
Il segretario del Pd non intende ricandidarsi in vista del prossimo congresso per eleggere la nuova guida dem. Ma i suoi occhi sono ancora rivolti al passato, con il rimpianto del campo largo che non è riuscito a trovare vita in occasione delle elezioni politiche. "Il nostro campo non è stato unito nonostante il lavoro di mesi ed anni per costruire il campo largo, una larga unità, unica condizione con la quale si sarebbe potuto vincere", ha annotato Letta. Che poi, riferendosi al centrodestra, ha aggiunto: "Un campo ha vinto perché è stato unito".
Tuttavia non ha rinnegato il percorso fatto e le posizioni adottate in questi mesi: "Il risultato non è catastrofico. Noi siamo stati dalla parte della storia, non rinnego posizione prese". Inoltre non ha risparmiato una frecciatina agli avversari: "Noi abbiamo avuto un risultato elettorale migliore di tanti altri che fischiettando hanno fatto finta di niente".
Il nuovo corso del Pd
Il prossimo segretario dovrà inaugurare un nuovo corso in grado di rilanciare l'azione di un partito ormai allo sbando. Letta ha invitato a discutere di tutto nel percorso costituente, ma al tempo stesso ha lanciato un appello affinché il simbolo non venga cambiato: "Amo questo simbolo, sono perché il simbolo rimanga così com'è perché racconta il servizio fatto all'Italia". E ha sostenuto con orgoglio che la nascita del Partito democratico sia stata un grande successo per l'Italia: "È stata, è e sarà una storia positiva per il Paese".
La pagina nuova dei dem inizierà lontana dal governo, visto che l'onore spetterà al centrodestra che ha vinto le elezioni. Su questo punto Letta ha assicurato che l'opposizione sarà "intransigente". E in tal senso ha già indossato i panni di gufo, come a sentenziare un brutto epilogo per il prossimo esecutivo che deve ancora nascere: "Il governo mostra già adesso le sue difficoltà. Quando questo governo cadrà dovremo chiedere elezioni anticipate, no a governi di salvezza nazionale".
Il congresso dem
In questi giorni si sono già palesate le prime autocandidature per la corsa alla segreteria del Pd. Stefano Bonaccini ed Elly Schlein vengono visti come i favoriti, anche se sullo sfondo resta l'ipotesi di un ticket tra i due. Comunque Letta, a prescindere dai nomi, ha chiesto di dare priorità ai contenuti per ripartire: "Il congresso deve avere tempi giusti, non deve essere né un X Factor sul miglior segretario da fare in 40 giorni, ma nemmeno un congresso che rinvia alle calende greche". L'auspicio è che tutto sia pronto per l'inizio della nuova primavera: "Abbiamo bisogno di partire da marzo con una scelta significativa".
Nel Partito democratico c'è un forte imbarazzo per la questione donne. Dopo aver pontificato per anni sulla questione femminile, il Pd si è messo all'angolo con le proprie mani e ha fatto emergere un'incoerenza di fondo. Predica bene e razzola male. Le donne dem sono meno di un terzo tra i nuovi eletti. E Letta intende ripartire da qui, sottolineando la necessità di avere dei capi dei gruppi parlamentari di rappresentanza femminile: "Dall'altra parte ci sarà la prima donna premier del Paese e su questo punto dovremo essere credibili".
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