LA MUCCA IN CORRIDOIO
Da un punto di vista dell'economia delle imprese, in una città che vive di stagioni e relativo turismo come Cervia, l'autunno è il momento delle analisi del passato recente (ergo dell'estate appena trascorsa) e dei progetti per il futuro (ergo delle estati – plurale - che verranno).
Guardando alle nostre spiagge come al maggior attrattore cittadino, non ci possiamo, quindi, esimere dal soffermarci sugli episodi che hanno caratterizzato più di altri la fruizione di alcune spiagge cervesi.
Fruire della spiaggia come si vede nei video che circolano in questi giorni sul web, e che ripostiamo in questa sede, porta inevitabilmente a delle domande, le stesse che accompagnano le innumerevoli segnalazioni che sono state poste durante l'estate, e non solo, alla cooperativa e che possiamo riassumere in 4 parole: perché sì? Perché no?
Più che provare a rispondere a questi due fronti opposti ma poli dello stesso mondo, cerchiamo di comprendere come oggi sia necessario fare delle riflessioni per accertarsi che in futuro questi fenomeni non siano deleteri per il turismo e la località.
Organizzare una cena con intrattenimento musicale in spiaggia per 1200 persone sedute al tavolo nelle aree deputate all'ombreggio, nell'ambito di una festa in un solo stabilimento balneare, come si vede nei video allegati alle segnalazioni, si può fare? Portare il dj, l'animazione, la discoteca, ecc… sono operazioni turistiche utili alla città, alla comunità, alla reputazione, all'economia, mettiamoci anche l'interesse stesso dell'imprenditore? Alcuni ci chiedono: perché allora non riproporre la stessa iniziativa in salina o in pineta? In fondo organizzare una discoteca in salina o negli spiazzi pinetali potrebbe essere anche meno audace. E d'altronde perché discriminare sulle tutele?
Quali sono dunque le regole a cui riferirsi?
Prima di tutto, dagli imprenditori che su quelle spiagge esercitano la professione dei concessionari ci si aspetta tutela nei confronti della spiaggia che li ospita.
Un senso della responsabilità che dovrebbe essere alla base di questo lavoro, che oggi non è più quello del bagnino tradizionale ma ormai da tempo si è evoluto in quello dell'imprenditore balneare. Allora ci chiediamo: qual è il senso di responsabilità dell'imprenditore che cede in affitto, per una serata o per un weekend, parte del proprio stabilimento balneare ad agenzie, o ad altri imprenditori, che organizzano feste il cui unico obiettivo è la quantità di introiti nel più breve tempo, senza prestare la benché minima preoccupazione sulle naturali conseguenze che questi "dance party" generano?
Per anni abbiamo negato che sulle nostre spiagge si potessero organizzare delle vere discoteche, o meglio discoteche alternative, e questo, a onor del vero, anche nelle circostanze meno dissimulate. Il binomio spiaggia/discoteca in ambito turistico sappiamo è bandito, un po' come la negazione dello scomparso termine "divertimentificio riminese".
Ora il fenomeno ha avuto la sua genesi. Quest'anno in uno stabilimento di Milano Marittima ceduto in locazione è caduto il tabù del biglietto d'ingresso (illegale) di € 60,00 per poter accedere alla festa notturna, dalle ore 23:30 consumazione compresa e bodyguard al cancello. Non è quindi più necessario camuffare la discoteca con la copertura della cena a "piedi nudi" o con il "mare d'inverno".
Abbiamo da sempre sostenuto e favorito un ampliamento della ristorazione in spiaggia, e non solo per i "grandi comparti" come auspicava qualcuno. Una proposta che solo a Cervia è parsa come rivoluzionaria, come una minaccia. Eravamo nel giusto a sostenere l'idea di una offerta enogastronomica a 360 gradi, se di qualità, in ambito balneare. Quella proposta però non ha nulla a che fare con quanto si sta diffondendo nel nostro litorale. Anche se è vero che Cervia ha avuto un esempio di eccezione, ammirato da più parti, ma le disco-beach sono qualcosa di diverso.
È il caso, quindi, di mettere al centro dell'attenzione gli esempi richiamati, per capire le peculiarità di un fenomeno che è solo all'inizio e che potrebbe inficiare quei ragionamenti all'inizio dello scritto, sul futuro del turismo sulle spiagge di Cervia.
Oppure, in alternativa, possiamo dare a ogni stabilimento balneare l'opportunità di moltiplicare le occasioni di "intrattenimento danzante", su tutte le 200 concessioni cervesi. Almeno così si darebbe risposta a chi manifesta con insistenza l'idea che si privilegi solo alcuni.
Insomma, richiamando una delle innumerevoli divertenti metafore offerte da un ex ministro emiliano verrebbe da dire: anche noi abbiamo "una mucca in corridoio" e non accorgersene non eviterà le responsabilità sulle ricadute.