Ho letto il libro di Goffredo Buccini, giornalista del Corriere della Sera, "il Tempo delle Mani pulite".
Racconta la sua storia di Mani Pulite.
Ladri di verità è una espressione pannelliana.
Riferita soprattutto ai "giornalisti di regime", Rai, perché non aveva lo spazio che gli spettava, ma non solo Rai.
Ma soprattutto era una guerra culturale la sua.
Verso ogni forma di conformismo.
Di servilismo. Di mentecattismo.
Del giornalista che serve, nel senso di servo, che non serve a niente, se non a manipolare la realtà. E quindi serve allo scopo. Anzi serve lo scopo.
O, peggio, come nel caso di questo Goffredo Buccini, serve a diffondere luoghi comuni, pregiudizi, modi di dire, dicerie, mollezze intellettuali, cose imbecilli verniciate di morale moralista.
Per volontà di servire, perché incapace di capire o perché il servire prevale sul capire.
È più comodo.
Leggete questo libro.
Goffredo Buccini è stato cronista di punta del Corriere, durante Mani Pulite.
È un libro che mi fa schifo. Ma leggetelo.
È la cronaca di un misfatto. Raccontato da uno dei protagonisti, come se fosse un fatto.
Racconta l'assalto ai socialisti e a Craxi a Milano, racconta anche gli eccessi, i super eccessi, sino ai decessi, come un fatto, quasi giustificati, da un "fatto": i socialisti erano più ladri di tutti.
Loro, sostiene Buccini, i giornalisti, introiettavano le convinzioni dei magistrati e consideravano pretestuose le reazioni dei politici, in generale, impegnati nelle "ruberie", ma soprattutto dei socialisti, "allergici alla legalità".
Non una o più persone. Magari singolarmente colpevoli. No. Una categoria. Sei socialista? Sei "allergico alla legalità".
Craxi era l'obiettivo. Fatto politico. Sopra la legge.
Lo dice, senza capire cosa dice. Forse.
C'era un sistema di spartizione dei finanziamenti illeciti ai partiti: 25% ai socialisti, 25 alla Dc, 25 al PCI/ PDS, 25 ai minori.
Ma i socialisti sembravano più allergici alla legalità. Sostiene Buccini.
I comunisti, beh, non prendevano soldi direttamente, li prendevano le cooperative.
Ah ecco!
E poi a Milano i comunisti erano miglioristi, vicini a i socialisti.
Ah ecco!
Di Pietro era un idolo.
Alle 7 di sera convocava i giovani cronisti, tutti di sinistra( non socialista, evidente), tranne uno. Buccini si autodefinisce comunista della FGCI.
Quei bravi ragazzi si abbeveravano all'eloquio di Tonino. E poi scrivevano.
Ah, dice Buccini, per non far bucare le notizie a qualcuno, si passavano tutto, definivano le notizie insieme. Da buoni amici.
Quindi sui giornali il giorno dopo andavano notizie non condivise? Diverse versioni dei fatti?
Qualcuno poteva scrivere che Tognoli, Pillitteri, Craxi, non erano ladri? Che i socialisti non erano, tutti, delinquenti incalliti? Che forse c'era qualcosa di sbagliato se Di Pietro, che era l'accusa, andava a braccetto con Ghitti , che doveva essere il giudice terzo. Niente.
Non era la versione di Tonino.
O di Davigo.
Del "metodo Davigo".
Confessioni estorte per tornare in libertà.
Ma, anche, per determinare l'isolamento sociale. La scomunica.
Che ridere.
Non ci sono innocenti ma colpevoli non ancora scoperti.
Che ridere. Come ride Buccini.
Quindi, grazie Buccini, abbiamo scoperto che c'era un terzo pool che agiva sulle notizie.
Il primo era quello dei magistrati, senza distinzione di funzioni, fra Procura e Gip, il secondo era quello dei direttori( o loro incaricati) dei giornali: Corriere, Repubblica, Unità, Stampa, che si riunivano tutte le sere alle 20 per decidere sulle notizie del giorno dopo, il terzo era quello dei cronisti d'assalto che si riunivano, un ora prima, da Tonino.
E quel mattacchione di Lucibello?
Amicissimo di Di Pietro e dei cronisti.
Che spasso.
Di colpo diventa l'avvocato più ambito dai potenti milanesi. Manager, imprenditori.
Si fa qualche domanda Buccini?
No, che ridere.
Ma gli imprenditori non ne potevano più, dice Buccini.
Oppressi dai politici. Dovevano pagare.
Avevano un mercato facile, sicuro, dentro la spartizione, sono diventati ricchi, ricchissimi, ma non ne potevano più. Poveretti.
Volevano il mercato libero, la concorrenza.
E Lucibello!
Miseria di un giornalista!
Miseria miserabile di questo giornalismo.
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