Dopo essersi respinti, riavvicinati, annusati e tastati, metaforicamente parlando, Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno deciso di fidanzarsi politicamente. Il terzo polo, nato dall'unione tra Italia viva e Azione è nato dopo la concessione di Renzi di cederne la guida a Calenda. Un apparentamento che i due definiscono come "un progetto per il futuro" e non come un accordo elettorale fine a se stesso, sottintendendo che lo sia quello accrocchiato da Enrico Letta. Numeri alla mano, al momento Renzi e Calenda insieme valgono meno del 5%, quindi anche meno del M5s che correrà da solo. Appare, dunque, pretestuosa la definizione di terzo polo coniata da Matteo Renzi.
"Il terzo polo è destinato ad arrivare quarto, dopo centrodestra, dopo la sinistra e dopo M5s", ha spiegato Antonio Tajani ai cronisti, fotografando la realtà dei fatti sulla base dei sondaggi che, al momento, sono tutti concordanti. Senza l'apparentamento, Carlo Calenda e Matteo Renzi rischiavano seriamente di rimanere entrambi fuori dai Palazzi e almeno ora hanno qualche possibilità in più di riuscita. Ma quello al terzo polo, come spiegato dal coordinatore di Forza Italia, "è un voto inutile, non hanno alcuna possibilità di incidere sull'Italia di domani. Si salverà qualcuno in Parlamento ma non ci sono spazi al centro: il centro siamo noi".
Antonio Tajani ha ribadito il concetto già espresso da Silvio Berlusconi nei giorni scorsi e anche gli elettori, non conferendo fiducia a Carlo Calenda e Matteo Renzi, confermano di avere un solo punto di riferimento al centro. "L'improvvisato accordo siglato in extremis tra un ex segretario e un ex ministro del Pd sbandierato come la nascita del terzo polo in realtà è solo una costola della sinistra pronta a tornare alla casa madre al primo richiamo della foresta", spiega Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia. L'esponente azzurra aggiunge: "Che una proposta politica di questo segno possa essere attrattiva per gli elettori di Forza Italia è dunque un'illusione ottica destinata a scontrarsi con la realtà".
Il senatore di Forza Italia Giuseppe Moles, in una intervista a il Messaggero, considera Renzi e Calenda "il vecchio che è avanzato" e non il nuovo che avanza. Poi aggiunge: "Siamo alle chiacchiere in libertà, comprensibili ma anche un po' tristi, dato che vengono da componenti politiche che si sono spostate da un lato all'altro del campo senza vergogna. Sono convinto che gli elettori di centro preferiscano l'originale rispetto a una copia sbiadita".
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