Monica Cirinnà, la pasionaria sostenitrice del mondo Lgbt, non sarà ricandidata. La relatrice della legge sulle unioni civili è stata esclusa dalle liste del Pd. O, meglio, ha rinunciato a ripresentarsi dopo che le era stato proposto di candidarsi in due collegi in cui l'elezione era decisamente in bilico.
"La mia avventura finisce qui: comunicherò la mia non accettazione della candidatura. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra", ha spiegato la Cirinnà secondo cui "evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me". Pur ritenendo "legittima" questa scelta la Cirinnà la contesta fortemente, ma non al punto da abbandonare il Pd."Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori", chiosa l'ormai ex senatrice.
Moglie del sindaco di Fiumicino Esterino Montino, la Cirinnà è senatrice del Pd dal 2013, ma la sua carriera politica inizia dieci anni come attivista ambientalista e animalista. Sul suo sito ufficiale si vanta di aver combattuto per far approvare la legge che vieta la soppressione di cani e gatti nei canili comunali e fondato nei primi anni '90 Arca, associazione romana Cura Animali con l'obiettivo di aiutare "i gattari". Nel 1993 viene eletta consigliera comunale nelle fila dei Verdi, partito cui apparteneva anche l'allora sindaco di Roma Francesco Rutelli che la nomina consigliera Delegata alle Politiche per i Diritti degli Animali e vicepresidente della Commissione Ambiente. E, dopo il salvataggio dei felini, arriva il "periodo femminista" della Cirinna che, da Presidente della Commissione delle Elette, favorisce la nascita della Casa Internazionale delle Donne, nel complesso monumentale del Buon Pastore, un ente che la Raggi voleva chiudere perché fortemente indebitato. Per tutti gli anni in cui la sinistra ha governato a Roma, infatti, la Cirinnà e compagni hanno lasciato che le femministe non pagassero e, una volta tornato al governo il Pd, quello stesso spazio è stato dato in comodato d'uso per 12 anni.
Ma torniamo alla Cirinnà. Nel 2001, con Walter Veltroni sindaco, ottiene nuovamente la fondamentale delega dell'Ufficio Diritti degli animali, oltre alla carica di vicepresidente vicaria del Consiglio comunale. Incarichi che le consentono di intestarsi la trasformazione del vecchio zoo di Villa Borghese in Bioparco e l'approvazione del regolamento capitolino per la tutela degli animali. Dopo gli anni trascorsi all'opposizione della giunta di Gianni Alemanno, nel 2008 aderisce al neo-nato Partito Democratico e nel 2013 viene eletta senatrice. Entra, dunque, in Commissione Giustizia dove continua la sua battaglia contro la corruzione, sostenendo il ddl del Presidente del Senato Pietro Grasso. E qual è il suo principale scopo? "Legittimare le scelte alimentari vegetariane e vegane e per regolamentare la vita delle coppie dello stesso sesso". Questo perché la democratica Cirinnà si batte da sempre per migliorare anche la nostra forma fisica. Quello, per lei, è stato"un momento di grande emozione il percepire quanto una legge dello Stato potesse cambiare la vita e la felicità di tanti cittadini finora ignorati". Che, poi, a ben guardare i numeri delle unioni civili, così tanti non erano. Ma l'importante, all'epoca, era accontentare il suo bacino elettorale di riferimento: il mondo Lgbt anche a discapito della tenuta del governo che sosteneva. Nel 2017 tradisce Matteo Renzi che, da presidente del Consiglio, si era inimicato il mondo cattolico pur di far passare questa legge e, per le primarie di quell'anno, sostiene la candidatura di Andrea Orlando a segretario del Pd. Nel 2020 annuncia di voler correre come sindaco di Roma, ma si ritira dopo pochi mesi per sostenere Roberto Gualtieri. Oggi, la rottura col Pd. Fatale, per lei, è stata sicuramente la vicenda dei 24mila euro trovati nella cuccia del cane nella sua tenuta toscana dove i suoi figli gestiscono l'azienda agricola biologica la CapalBIOfattoria, nella quale si produce vino, olio, marmellate e ortaggi.
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