Grande ammiratore di Giuseppe Conte e tra i suoi principali sostenitori anche dopo la caduta del governo giallorosso, Goffredo Bettini torna a parlare. Il suo Partito Democratico sta attraversando uno dei periodi più difficili dopo la clamorosa rottura con Carlo Calenda, che ha ulteriormente ridotto le possibilità di vittoria dell'accozzaglia rossa alle elezioni del 25 settembre. Ma se si è arrivati a questo esito, la responsabilità non è dei dem: "Letta è stato paziente e unitario fino al punto di rischiare l'autolesionismo. Ora siamo in campo con le nostre idee. È il momento di battersi, non di recriminare sul passato", le sue parole al Corriere della Sera.
Bettini era tra i più scettici sull'accordo con Calenda, ma il tentativo di un asse con Azione è stato giusto. Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle, lui si è speso fino all'ultimo per salvare la prospettiva unitaria con Giuseppi: "Non rinnego nulla delle scelte passate. Insieme abbiamo salvato l'Italia, ottenuto miliardi preziosi dall'Europa e affrontato con dignità ed efficacia la pandemia. Ma la sfiducia al governo Draghi è stato un grave errore di Conte. Ha mandato all'aria la nostra alleanza e un lavoro positivo che si stava svolgendo. È rimasta una ferita profonda". Bettini ha poi messo in risalto, citando i soliti presunti pericoli legati al centrodestra:"Dopo il 25 settembre si vedrà. Comunque non dò affatto per scontata la vittoria della destra. È divisiva, intimorisce una grande parte del Paese e nell'insieme ha un sapore illiberale condito con troppe promesse demagogiche e irrealizzabili".
Attenzione però. Bettini non ha escluso una possibile alleanza con il M5s dopo il voto."La bellezza della politica è nella sua imprevedibilità", la supercazzola del 69enne:"Adesso la priorità è il voto al Pd e alla coalizione che siamo riusciti a costruire". Per quanto riguarda il programma elettorale del Pd, l'ex europarlamentare ha rimarcato che l'agenda Draghi ha sì realizzato obiettivi importanti, ma è pur sempre l'agenda di un governo di unità nazionale. Molti obiettivi vanno portati a compimento, ma la prospettiva deve essere nuova: "È stato giusto stare appresso al 2-3-4% di Calenda, ma francamente è assai più utile e significativo guardare a quel 50% di Italia che non vota. È lì la miniera nella quale scavare per il riscatto della Nazione".
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