Giovani dem, e non solo, in rivolta contro il segretario del Pd, Enrico Letta, che dopo aver incassato i fischi sul palco del Meeting di Rimini, si vede ora recapitare una lettera (qui) in cui viene esplicitamente richiesto di smetterla di continuare a piangere sulla fine del governo Draghi.
L'esperienza dell'esecutivo dell'ex numero della Bce è ormai conclusa, il Partito democratico dovrebbe ora pensare a cosa proporre ai cittadini. I firmatari della lettera ricordano inoltre che persino fra le fila dem non sono mancati in questi mesi forti malumori per certe decisioni del presidente del Consiglio uscente.
"È sembrato", scrive il gruppo di iscritti al Pd, "che il governo Draghi sia improvvisamente diventato quanto di meglio il nostro Paese potesse auspicare. Come se la sua azione non avesse provocato forti mal di pancia interni al Partito, come se il Pd non avesse fatto di tutto per scongiurarne la nascita e non avesse indicato quello di Giuseppe Conte come unico nome a suo tempo spendibile". I fimatari non comprendono questa decisione dei vertici dem di professarsi come maggiori sostenitori del governo Draghi. Un esecutivo"costruito insieme alla destra e piena espressione del centro liberale, cui il partito sembrerebbe aver definitivamente appaltato l'elaborazione politica e, se non ci fosse stato il passo indietro di Carlo Calenda, anche i una cospicua parte dei seggi in parlamento".
C'è sbigottimento da parte dei giovani dem nei confronti dell'atteggiamento assunto dal Partito democratico in queste settimane di campagna elettorale. A partire dalla tendenza a spostarsi verso zone più centriste, che non viene particolarmente apprezzata.
La (difficile) ricerca di un'identità all'interno del Pd
Gli autori della lettera a Letta si dicono quindi "demoralizzati" anche per lo spettacolo offerto in merito alla presentazione delle liste con i nomi. "La composizione delle liste del Partito Democratico sembra ispirarsi ad un unico criterio, quello del 'non esporsi' in alcuna direzione probabilmente perché nelle intenzioni del gruppo dirigente si immagina la prossima legislatura come l'ennesima legislatura fatta dall'ennesima maggioranza innaturale di Grande Coalizione", si legge nella missiva. E ancora: "In questo quadro, il programma non ha giocato alcun ruolo e ci si è nascosti dietro a una generica 'agenda Draghi' di cui perfino il diretto interessato ha comunicato, tramite i mezzi di comunicazione, la non esistenza".
Critiche durissime quelle mosse nei confronti del Pd dalla sua stessa base. Proprio da quei giovani da cui Letta vorrebbe tanto ripartire.
I firmatari esigono un'identità che il Partito democratico pare aver dimenticato. E su cosa deve basarsi questa nuova identità? La base elenca dei punti precisi: piena giustizia sociale e lavorativa, sostenibilità ecologica, posizionamento dell'Italia per un nuovo europeismo, ricongiunzione con una generazione abbandonata e isolata.
Ma non finisce qui. Nella lettera viene infatti chiesta anche una prova di coraggio al partito, difficile ma necessaria: "Fare pulizia all'interno del nostro campo, pulizia non rispetto alle persone, ma sicuramente rispetto a tanti personalismi che per troppo tempo hanno inquinato la politica".
La missiva si chiude con un forte messaggio: "Il Pd non deve essere l'ufficio di collocamento di qualche reduce, ma il collettore di tutti coloro che oggi non hanno alcuna rappresentanza politica". Una bella tirata d'orecchi per Enrico Letta, firmata da circa 150 persone, tra iscritti al partito (per la maggior parte Giovani democratici di Roma e della Calabria), consiglieri municipali, elettori e simpatizzanti.
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