La strategia politica adottata fino a questo momento da Enrico Letta si sta rivelando fallimentare: da una parte la campagna elettorale per tentare di screditare Giorgia Meloni; dall'altra il fronte delle candidature che ha mandato in tilt la galassia del Partito democratico. Sullo sfondo una serie di esponenti anti-Israele. Dunque non è un momento facile per il numero uno del Pd, dalla disfatta del campo largo alla gestione discutibile dei candidati. Ecco perché la sua linea sta creando più di qualche malumore.
Le candidature del Pd
A rivolgere un attacco nei confronti di Letta è stato Gianni Pittella, che dopo aver percorso una lunga strada con i dem ha deciso di porre fine al suo percorso per aderire al progetto del polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. L'ex eurodeputato aveva resistito alla tentazione di lasciare il Pd in occasione della nascita di Italia Viva, ma ora l'addio è stato ritenuto necessario alla luce delle posizioni intraprese dal Partito democratico sull'ambiente, sulla giustizia e su tematiche cruciali.
Pittella, intervistato da La Repubblica, ha fatto un esempio concreto: ha rimproverato a Letta la gestione delle candidature, che è una delle tante cause che ha innescato la fuga dopo la linea politica impostata. Ha denunciato un modo di agire che, a suo giudizio, è stato adottato in diverse parti d'Italia ma che allontanerà i cittadini dalla politica: "C'è la scelta dei candidati, fatta senza criterio. Senza né capo né coda. Senza rispettare i territori. Ma come si fa a calare dall'alto i candidati?".
Pittella ha denunciato un "atteggiamento ondivago", un ammiccamento al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte "che snaturava la cultura e l'impianto riformista sui grandi temi". Un anno fa aveva scritto a Letta una lettera per chiedere una svolta riformista e di avviare un dialogo con Renzi e Calenda. "Per me è l'area di riferimento, invece è stata scelta un'altra strada", ha annotato.
Letta in tilt
L'appuntamento elettorale fissato per domenica 25 settembre si avvicina sempre di più, ma non mancano ostacoli che stanno rendendo difficoltoso il cammino del Pd verso le elezioni politiche. Come scrive Stefano Zurlo su ilGiornale in edicola oggi, tra rivolte e retromarce è un mese nero per Enrico Letta: il segretario dem tra le altre cose sta pagando passi falsi e diversi dietrofont, a partire dall'accordo con Luigi Di Maio, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Il tutto dopo aver stretto la mano con Calenda, che però alla fine ha fatto saltare l'intesa.
Sullo sfondo la base del Partito democratico è in agitazione a causa dell'ossessione verso Giorgia Meloni: la leader di Fratelli d'Italia è ormai un bersaglio fisso anche nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa estera. Gli elettori chiedono che non sia una campagna elettorale interamente incentrata sulla delegittimazione dell'avversario, ma evidentemente i piani alti del Pd sembrano intenzionati a proseguire per la loro strada.
C'è infine quello che Francesco Maria Del Vigo su ilGiornale definisce il falso mito giallorosso degli Under 35: ora i dem hanno fatta propria l'urgenza di puntare sui giovanissimi per poi sbandierarli come vanto. Ma è lo stesso boomerang per la "questione donne": i candidati vanno scelti per merito e non per mere quote. E infatti la qualità parla in maniera chiara, come dimostrano i casi di diversi giovani contro Israele. Insomma, manca circa un mese al ritorno alle urne e Letta non sta certo brillando in lucidità politica.
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