"Sardine…l'attesa è finita! Si scende in piazza". Così inizia l'annuncio del movimento del leader Santori che lancia l'iniziativa di una manifestazione prevista a Roma il 10 settembre in Piazza Santi Apostoli.
"Il successo elettorale di quei mesi – prosegue l'associazione facendo riferimento al 2019 – ha dimostrato che i valori dell'antifascismo, del fare comunità e del senso civico sono condivisi e desiderati da tantissime persone, spesso silenti o poco visibili. È stato l'impegno a fare la differenza: il resto è storia".
Verrebbe da chiedersi quale "storia" considerando il fuoco di paglia del movimento, che dopo un effimero successo si è spostato dietro le quinte della politica.
"Oggi come allora siamo chiamati tutti a tenere alta l'attenzione ai diritti civili e sociali, a contribuire alla vita democratica del nostro Paese", prosegue l'annuncio scritto in pieno stile politically correct, con una serie di schwa per dimostrare l'inclusività forzata che questa nuova degenerazione della lingua italiana vorrebbe dimostrare.
Se nel 2019 l'obiettivo dei pesciolini era arginare l'ascesa della Lega e di Matteo Salvini, adesso l'obiettivo si sposta e punta il dito contro Giorgia Meloni: "Un'Italia a guida Meloni tutelerebbe i ricchi ed emarginerebbe i deboli", racconta Mattia Santori all'Adnkronos. "Se vince la destra è indubbio il rischio di un pericolo democratico", proseguono i seguaci del movimento.
Lo slogan è sempre lo stesso e i temi anche. Il movimento annuncia infatti anche "l'agenda delle Sardine" che si rivela, inevitabilmente, come una lista di luoghi comuni completamente estemporanei dalla realtà concreta dell'Italia in cui viviamo.
Tra i punti principali ci sono l'attuazione dell'ius scholae e ius soli, scelta obbligata per fare da spalla a quel Pd ombra delle Sardine. Ma anche "l'abrogazione dei decreti Salvini": a prescindere dai temi e dalle condizioni Santori e compagnia propongono di cancellare in blocco l'attività politica del leader della Lega.
Immancabile il richiamo, forzato, ai diritti sociali che per le Sardine si configurano nel conferimento della cittadinanza italiana a Patrick Zacki, il riconoscimento identitario per le persone trans e la tutela storica, linguistica e culturale di Rom e Sinti.
I punti di questo "rivoluzionario" programma non sono spiegati. Parole senza fatti, gettati nelle bocche dell'opinione pubblica affamate di apparenza. Non si capisce infatti cosa Santori, e le sardine, intendano per "riconoscimento identitario delle persone trans" e come abbiano in programma di realizzare tale priorità, lo stesso sulla tutela di Rom e Sinti che, se sulla carta può sembrare appannaggio di un'apertura nella direzione dell'inclusività, si rivela poi il solito ingrediente perfetto per quel minestrone che tanto piace a chi preferisce stare all'opposizione sempre e comunque, senza guardare in faccia la realtà.
A fare eco al movimento, il Comitato nazionale del movimento ittico che si lancia in un endorsment senza precedenti (e in un italiano discutibile): "Non ci si è visti nelle piazze perché la pandemia non ce lo ha concesso ma le Sardine non si sono mai fermate: hanno continuato a lavorare, a prepararsi e a contrastare situazioni di diritti violati e non concessi".
Ma non è finita: altra nota degna di un movimento che si propone salvatore "dei deboli" è la richiesta di finanziamento per la manifestazione. "Potresti sentirti come una goccia nel mare. Ma ogni goccia conta! Un sacco di piccole donazioni possono sommarsi per fare una grande differenza. Ci aiutate a farlo? Con un piccolo contributo questa piazza potrà essere ancora più bella!". Le sardine hanno infatti deciso di avviare una campagna di crowdfunding per la realizzazione dell'evento. Campagna che pone come obiettivo quello di 5000 euro e che ad oggi conta solo poco più di 800 euro.
In pieno stile Robin Hood, fotocopia dei padri dem, Santori si lancia nella solita crociata polverosa. "Un'Italia governata da Meloni – conclude infatti il leader – sarebbe un'Italia conservatrice, in cui si tutelano gli italiani, i ricchi, i bravi, i non deviati, mentre gli emarginati, le persone fragili, i diversi resterebbero emarginati. Ci verrebbe spiegato che non sono gli ultimi a meritare i diritti ma che siamo noi a non meritarci loro".
Si evince, quindi, che per Santori e le sardine gli italiani non dovrebbero essere tutelati, condurre una vita agiata frutto di lavoro e fatiche non è sufficiente per essere "bravi". Le solite contraddizioni progressiste che – probabilmente nell'inconsapevolezza dello stesso Santori – inducono proprio a quelle discriminazioni che tanto provano a combattere.
Gli italiani "non deviati" non meritano diritti: ecco il fulcro dell'ideologia dei pesciolini. E non serve dire altro.
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