(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 09 AGO - Nella guerra tra Russia
e Ucraina, come in tutti i conflitti, "il disarmo è l'unica
risposta adeguata e risolutiva a tali problematiche, come
sostiene il magistero della Chiesa. Si rilegga, ad esempio,
l'enciclica?Pacem in terris?di san Giovanni XXIII. Si tratta di
un disarmo generale e sottoposto a controlli efficaci. In questo
senso, non mi pare corretto chiedere all'aggredito di rinunciare
alle armi e non chiederlo, prima ancora, a chi lo sta
attaccando". Lo dice il cardinale Segretario di Stato Pietro
Parolin in un'intervista a Limes.
Parolin ricorda la posizione della Chiesa sulle armi: "Quanto
al ricorso alle armi, il catechismo della Chiesa cattolica
prevede la legittima difesa. I popoli hanno il diritto di
difendersi, se attaccati. Ma questa legittima difesa armata va
esercitata all'interno di alcune condizioni che lo stesso
catechismo enumera: che tutti gli altri mezzi per porre fine
all'aggressione si siano dimostrati impraticabili o inefficaci;
che vi siano fondate ragioni di successo; che l'uso delle armi
non provochi mali e disordini più gravi di quelli da eliminare.
Il catechismo, infine, afferma che nella valutazione di questa
problematica, gioca un ruolo importante la potenza dei moderni
mezzi di distruzione. Per tali ragioni, papa Francesco,
nell'enciclica?Fratelli tutti?afferma che non si può più pensare
alla guerra come a una soluzione, perché i rischi - sottolinea
il Segretario di Stato vaticano - saranno probabilmente sempre
superiori all'ipotetica utilità che le viene attribuita".
Dire che il Papa è filorusso è una "semplificazione" che non
tiene contro del fatto che "Papa Francesco ha condannato fin dal
primo istante, con parole inequivocabili, l'aggressione russa
dell'Ucraina, non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e
aggredito né è stato o apparso equidistante", conclude il
cardinale Parolin. (ANSA).
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