"Spinti in una direzione o in un'altra, possiamo essere il più buono degli angeli o il più cattivo dei diavoli. Allora qual è davvero la nostra etica? È ciò che ti spezza il cuore. Arriva questo ragazzo e mi salva, mi dice smettila di essere un codardo. Ha bisogno di un padre, mi adotta e io torno ad essere eroe". Così Sylvester Stallone nel junket internazionale di SAMARITAN, film di Julius Avery (OVERLORD) in streaming su Prime Video dal 26 agosto. Chi è il personaggio interpretato da Stallone? È un singolare supereroe creato da Bragi F. Schut (che l'ha sviluppato anche in una serie di graphic novel). Un giorno incontra il tredicenne Sam Cleary (Javon "Wanna" Walton) il quale inizia a sospettare che lui, suo vicino, il misterioso e solitario mr. Smith (Stallone) sia in realtà quella leggenda che tutti credono scomparsa in un incendio. Ovvero quel super giustiziere di Granite City, che venticinque anni prima aveva perso la vita in una feroce battaglia col suo acerrimo rivale, Nemesis (un villain straordinario come Pilou Asbæk).
Da allora il crimine è in crescita esponenziale e la città è sull'orlo del caos. Toccherà proprio a Sam intraprendere la missione di convincere il vicino ad uscire dal suo ritiro per salvare la città dalla rovina.
E ancora Stallone, 76 anni, che è anche il produttore di SAMARITAN con la sua Balboa Productions, dice: "Tutti i personaggi che ho avuto la fortuna di interpretare con successo sullo schermo non sono certo troppo normali. Non ho mai fatto, ad esempio, il tassista o l'insegnante. In un certo senso noi attori diventiamo un marchio, un prodotto. E così ho pensato, la gente mi vede come Rambo, mi vede come Rocky, allora perché non prendere questo mio bagaglio e aggiungere qualcosa come il rimpianto e il rimorso. In più il mio personaggio vuole anche rimanere anonimo, ma questo ragazzo gli mostrerà di nuovo chi è davvero. In un certo senso lo resuscita".
"Il fatto è – continua – che ho affinità per questo particolare tipo di mitologia, ovvero film d'azione che hanno anche cuore e con cui il pubblico può identificarsi e dire: 'Oh, ricorda la mia situazione padre-figlio'".
E tutto questo nel segno dell'empatia. "Il pubblico deve identificarsi con la storia, avere empatia. Se non è empatico con la situazione, allora non si coinvolgerà con essa emotivamente. Nella storia, Samaritan e Nemesis sono fratelli, abbastanza diversi, quasi come Caino e Abele, e diventano avversari: uno cerca di rendere la città un posto meraviglioso in cui vivere, l'altro di distruggerla e corromperla ".
E ancora Stallone: "Poi, dopo un tragico evento, uno dei fratelli scompare. Nel frattempo il ragazzo è alla ricerca di un modello maschile. L'intero quartiere è pieno di cattivi e lui è vittima di bullismo. Quando vede Joe, questo vecchio, c'è qualcosa che lo lega a lui e diventa un suo surrogato".
Ma non manca umorismo in SAMARITAN. "Quando il supereroe che interpreto viene ferito, la sua temperatura corporea sale a oltre 200 gradi e inizia a bruciare letteralmente dall'interno, quindi deve raffreddarsi, e l'unica cosa che può farlo rapidamente è acqua o tonnellate di gelato – dice Stallone – Vai a capire." (ANSA).
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