La Borsa di Hong Kong (-2% a 18,081,19 punti) scende ai minimi da dicembre 2011 sui timori legati al rialzo dei tassi deciso negli Usa con gli attesi contraccolpi sui consumi e sugli utili aziendali, fino allo spettro della recessione. L'Autorità monetaria dell'ex colonia ha alzato i tassi di 75 punti base, al 3,5%, con effetto immediato e di pari passo alla misura adottata dalla Fed, portando il costo del denaro nel mercato locale al livello più alto dalla crisi finanziaria del 2008. "C'è un'alta probabilità che Hong Kong registri una crescita negativa del Pil per quest'anno", ha avvertito il segretario alle Finanze Paul Chan.
La decisione della Bank of Japan di mantenere i tassi fermi a livelli molto bassi, isolandola ancor più dal generale andamento di rialzi nel mondo, manda lo yen ai minimi dal 1998. La valuta nipponica, che ha perso il 20% da inizio anno, segna un calo dello 0,9% a 145,3 sul dollaro.
Partenza in rialzo per lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni: il differenziale viaggia sui 225 punti base contro i 222 della chiusura di ieri.
Il rendimento del prodotto del Tesoro è al 4,15%, dopo che martedì ha toccato quota 4,2%, i massimi dal 2013.
Il rialzo dei tassi da parte della Federal reserve e il timore che la stretta monetaria prosegua, ha appesantito tutti i mercati azionari asiatici e dell'area del Pacifico, con Hong Kong penalizzata dalla scelta obbligatoria di aumento dei tassi sul dollaro locale legato a quello statunitense. La Borsa dell'ex colonia britannica si avvia infatti alla chiusura in ribasso di circa due punti percentuali, mentre Tokyo (-0,4%) resiste dopo la scelta della Banca centrale giapponese di non variare la politica monetaria con conseguente crollo dello yen ai minimi da 24 anni. In lieve calo i listini cinesi (Shanghai -0,3%, Shenzhen -0,4%), con Taiwan in ribasso di circa un punto percentuale. Debole anche Seul (-0,6% finale), mentre Sidney ha chiuso in forte calo, con un ribasso finale dell'1,5%. Sulla Borsa australiana sono quotati diversi titoli che possono anticipare l'avvio dei loro settori in Europa e i futures sulla partenza dei mercati del Vecchio continente sono chiaramente negativi.
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