Nel giro di pochi giorni Giorgia Meloni è passata dall'essere considerata un pericolo per la tenuta democratica del Paese a un'ancora di sopravvivenza. È proprio all'aspirante premier che si potrebbe appigliare Enrico Letta per tentare di rimanere a galla dal punto di vista politico. Ed eventualmente lo farebbe in seguito a una grande lezione che la presidente di Fratelli d'Italia darebbe ai tanti soloni rossi che l'hanno disprezzata e tacciata in questi mesi.
Il sogno del Pd
Nelle ultime ore sta circolando la possibilità di cedere a un rappresentante dell'opposizione la presidenza di una delle due Camere. Si tratterebbe di un ritorno a una prassi del passato che la Meloni starebbe valutando attentamente, da intendere anche come segnale distensivo. Sullo sfondo il Partito democratico incrocia le dita e spera nella mossa della presidente di FdI, che darebbe uno schiaffo politico a tutti coloro che hanno impiegato il loro tempo in un'operazione di delegittimazione e di discredito personale.
Un'ipotesi del genere potrebbe riguardare proprio Enrico Letta o un esponente di spicco del Pd. Nel merito si è espresso anche Carlo Calenda, leader di Azione, che ha svelato in maniera diretta quali sarebbero le intenzioni del segretario dem in vista della prossima legislatura: "Letta che vuole fare il presidente della Camera e tutto il resto del partito che vuole fare il segretario".
La mossa della Meloni
Per Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia non ci sarebbe nulla di sbagliato nel rispolverare una prassi ormai cancellata dal tempo. Ma l'europarlamentare al tempo stesso ha ammesso che cedere la guida di uno dei due rami del Parlamento all'opposizione sarebbe "un sacrificio enorme". Ovviamente andrebbe trovata una soluzione di equilibrio condivisa con gli alleati Forza Italia e Lega.
Per Irene Pivetti, già presidente della Camera nel 1994, si tratta di una proposta assai interessante: a suo giudizio l'eventuale compartecipazione alla guida delle Camere con la minoranza dimostrerebbe "la grande saldezza istituzionale di Giorgia Meloni". Secondo Carlo Scognamiglio, il più giovane presidente del Senato della storia repubblicana, lasciare una Camera all'opposizione sarebbe un bel gesto da parte di Giorgia Meloni. Un atto che però sarebbe "simbolico" perché i poteri dei presidenti di Camera e del Senato "sono estremamente limitati e circoscritti" in quanto le decisioni "vengono prese dalle conferenze dei capigruppo".
Si mostra contrario Marcello Pera, ex presidente del Senato. Il neo-senatore di Fratelli d'Italia non condivide l'ipotesi perché ritiene che i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama ricoprano un ruolo fondamentale in ottica di gestione dell'attività legislativa e di organizzazione dei lavori: "Penso che chi vince le elezioni deve avere la responsabilità chiara e diretta di governare, questo vale anche per la Camera e il Senato".
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