Guerra in Ucraina, rapporti con l'Unione europea, crisi ecomica ed emergenza energetica. A pochi giorni dal voto per le elezioni politiche, il premier Mario Draghi è intervenuto all'assemblea generale dell'Onu. "L'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia e le crisi che ne derivano (alimentare, energetica, economica) mettono a rischio i nostri ideali collettivi come raramente era accaduto dalla fine della Guerra fredda". Al Palazzo di Vetro ha rassicurato le nazioni alleate sulle future scelte di politica estera del governo, mandando un messaggio preciso anche a chi gli succederà come presidente del consiglio. "Queste crisi si affiancano alle altre grandi sfide dei nostri tempi (il cambiamento climatico, la pandemia, le diseguaglianze) e ne amplificano i costi, soprattutto per i più deboli".
Sempre al fianco dell'Ucraina
Il premier non ha dubbi: "Aiutare l'Ucraina a proteggersi – ha spiegato – non è stata soltanto la scelta corretta da compiere. È stata l'unica scelta coerente con gli ideali di giustizia e fratellanza che sono alla base della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni che questa assemblea ha adottato dall'inizio del conflitto". Draghi ha poi continuato: "L'Italia continuerà a essere protagonista della vita europea, vicina agli alleati della Nato, aperta all'ascolto e al dialogo, determinata a contribuire alla pace e alla sicurezza internazionale. Sono gli stessi principi e obiettivi che ispirano le Nazioni Unite, che è necessario e urgente difendere oggi". Non è mancata la consueta stilettata alla Russia, con la condanna netta dell'idea di Mosca di indire un referendum per l'annessione dei territori occupati.
Le colpe della Russia
"Finora – ha evidenziato il premier – la Russia non ha dimostrato di volere la fine del conflitto: i referendum per l'indipendenza nel Donbass sono un'ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza". Draghi ha citato Michail Gorbačëv e le sue parole sulla cooperazione pronunciate all'Unga del 1988, auspicando che "ci possa essere un futuro in cui la Russia torni al rispetto dei principi che scelse di sottoscrivere nel 1945. Un mondo diviso in blocchi, attraversato da rigide demarcazioni ideologiche e contrapposizioni militari non genera sviluppo, non risolve problemi". Per il presidente del consiglio l'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia e le crisi che ne derivano, alimentare, energetica ed economica, mettono a rischio gli ideali collettivi come raramente era accaduto dalla fine della Guerra Fredda.
L'importanza delle sanzioni
Uno dei punti nevralgici dell'intervento del premier, è il passaggio in cui Draghi ha difeso a spada tratta il risultato ottenuto con le sanzioni, a dispetto di chi, in Italia, getta ombre sulla loro efficacia. "Hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa – ha sottolineato – sulla sua economia. La Russia fatica a fabbricare da sola gli armamenti di cui ha bisogno, poiché trova difficile acquistare il materiale necessario a produrle". L'ex capo della Bce, da economista qual è, ha snocciolato i numeri del Fondo Monetario Internazionale, che "prevede che l'economia russa si contragga quest'anno e il prossimo di circa il 10% in totale, a fronte di una crescita intorno al 5% ipotizzata prima della guerra. Con un'economia più debole, sarà più difficile per la Russia reagire alle sconfitte che si accumulano sul campo di battaglia".
La crisi energetica
Sull'aumento dei costi di gas ed energia elettrica, risvolto amaro della guerra in Ucraina, Draghi ha ricordato che "l'Italia ha fatto il possibile per recidere il cordone che la teneva legata alla Russia. Ha reagito con tempestività per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, per accelerare lo sviluppo dell'energia rinnovabile". Ma per il premier l'Europa deve fare di più. L'Ue si dovrebbe preoccupare di imporre un tetto al prezzo delle importazioni di gas usando "la forza delle sue istituzioni per mettere i suoi vicini al riparo dalle rivendicazioni russe".
Riformare il Consiglio di sicurezza
Nel suo lungo intervento Draghi ha anche ribadito la necessità di riformare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per renderlo più rappresentativo, efficiente e trasparente. Il premier, infine, non ha dimenticato di soffermarsi sul clima, un tema che gli sta particolarmente a cuore, con lo sguardo rivolto ai più fragili. "Dobbiamo continuare a sostenere i Paesi più vulnerabili a difendersi dagli impatti dei cambiamenti climatici e a portare avanti i loro percorsi di transizione – ha detto –. Penso ad esempio alla tragedia delle inondazioni in Pakistan, dove una parte molto estesa del Paese è sommersa dall'acqua e milioni di persone sono costrette a lasciare le proprie case. La crisi ambientale ci coinvolge tutti, e dobbiamo uscirne tutti insieme".
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