È scontro a distanza tra due personalità della galassia rossa che risultano essere profondamente divisi sul futuro politico che attende il Partito democratico. Il congresso che si terrà nei prossimi mesi dovrà decretare il nuovo segretario dopo la disfatta elettorale di Enrico Letta. Negli ultimi giorni si è iniziato a parlare di un possibile scioglimento, creando delle vere e proprie fazioni: da una parte chi vorrebbe porre fine all'esperienza del Pd; dall'altra chi vorrebbe tenere in vita i dem e rilanciarne le sorti politiche.
De Benedetti: "Sì allo scioglimento"
A parteggiare per la prima causa è Carlo De Benedetti, volto noto che in molte occasioni ha detto la sua sullo stato di salute della sinistra italiana. L'imprenditore, intervenuto nel programma Le Parole su Rai 3, si è detto favorevole all'ipotetico scioglimento del Partito democratico alla luce degli errori commessi che hanno portato alla sconfitta: "Io cambierei il partito proprio. Il Pd deve sciogliersi a mio parere".
De Benedetti ha poi spiegato il motivo per cui i dem dovrebbero intraprendere una strada del genere, rinfacciando l'andazzo preso rispetto alle effettive priorità del Paese: "Si è occupato di chi ha anzichè di chi non ha". A suo giudizio un partito che si professa progressista ma che segue questa linea e attitudine "è destinato al fallimento". Per l'imprenditore dunque è necessario partorire una formazione politica nuova "che abbia a cuore le disuguaglianze e il problema ecologico".
Prodi: "No al suicidio"
Non la pensa allo stesso modo Romano Prodi, secondo cui quella dello scioglimento è una via che va assolutamente evitata. Per l'ex presidente del Consiglio è meglio risollevare l'azione del Partito democratico piuttosto che ricorrere alla demolizione come strumento di medicina. Nell'intervista rilasciata a La Repubblica ha sostenuto che il Pd va sì cambiato, ma evitando misure drastiche: "Scioglierlo sarebbe come ripudiare la mia vita, una specie di suicidio, e non ho ancora una volontà suicida".
Per Prodi è necessaria più che mai una rivoluzione, una serie di modifiche radicali per ricostruire il legame di politica comune. E ha colto l'occasione per bocciare duramente la tendenza a cambiare continuamente il segretario di turno pensando di oscurare le problematiche: "Il gioco del vertice che ha attirato tutta l'attenzione… Penso che lì è avvenuto un distacco".
Il recente dibattito interessa anche il nome del Partito democratico, tra chi vorrebbe cambiarlo e chi invece preferirebbe salvaguardarlo così com'è. Secondo Prodi il tema non riguarda la denominazione: "Va benissimo, è pieno di significato, meglio di così non si può trovare". Infine sul tema delle correnti ha difeso il pluralismo, ma al tempo stesso ha lanciato un monito: "Ci vuole un legame di solidarietà per cui non è che fai un partito esterno, serve solidarietà di fondo".
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