A distanza di 12 giorni dalle elezioni politiche non c'è ancora la lista definitiva dei 600 che troveranno posto all'interno del Parlamento per la nuova legislatura. Il responso delle urne è stato chiarissimo: il centrodestra ha vinto nettamente contro la sinistra, ma ciò che non è ancora ufficiale è l'elenco dei nuovi eletti. Il Corriere della Sera fa sapere che sono 13 i seggi in bilico: nello specifico si tratta di 5 deputati e 8 senatori che sono con il fiato sospeso per conoscere il proprio destino politico.
Quei 13 seggi in bilico
A determinare la situazione di incertezza è il groviglio relativo alle pluricandidature, ovvero la possibilità per un candidato di presentarsi in più collegi elettorali. Le difficoltà riguarderebbero i ripescaggi, visto che in alcune zone si conterebbero più eletti di quanti sono i candidati. Un pantano da cui uscire nel più breve tempo possibile. L'auspicio è che il tutto possa essere sbrogliato nella giornata di oggi, anche perché giovedì 13 ottobre ci saranno le prime sedute di Camera e Senato.
La domanda alla base dell'intreccio è tanto semplice quanto complicata da risolvere: come fare per individuare i candidati che devono prendere il posto di chi è stato eletto sia in un collegio sia nel listino o nei listini di più territori? A pesare è il caso Campania, dove il Movimento 5 Stelle si è affermato in maniera pesante. Nei listini per la Camera figurerebbero – tra gli altri – Sergio Costa e Carmela Di Lauro che però sono stati già eletti nei collegi uninominali. Ecco perché alcuni posti restano scoperti.
Bisognerebbe recuperare i candidati degli uninominali della stessa circoscrizione che non hanno vinto, ma il M5S li ha portati a casa tutti in questo caso. In subordine allora bisogna pescare nel proporzionale della circoscrizione "in cui la lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata". In tal senso sarà fondamentale il riconteggio di 21 sezioni elettorali, che potrebbe portare a far eleggere i candidati del Movimento di altre Regioni.
Caos al Viminale
Fin da subito il Viminale è andato nel caos, rendendosi protagonista di una serie di pasticci tra ritardi e dietrofront. La gestione del ministero dell'Interno ha creato più di qualche polemica, anche perché all'inizio diversi candidati erano rimasti danneggiati dall'errata ripartizione dei seggi al proporzionale. Un sistema macchinoso, il cosiddetto effetto flipper, che non ha escluso colpi di scena.
Il caso più emblematico è quello di Umberto Bossi, che dopo 35 anni aveva rischiato di restare fuori dal Parlamento. Ma c'è stato un errore di calcolo che, dopo essere stato risolto, ha sancito l'elezione del Senatur alla Camera. Sembrava essere fuori dai giochi, tanto che dalla Lega avevano già avanzato la proposta di nominarlo senatore a vita. Ma alla fine Bossi ce l'ha fatta e sarà in Parlamento.
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