Chi è a favore della pillola contraccettiva alle ragazze minori di 25 anni punta a ridurre il numero degli aborti per gravidanze indesiderate (che sono 85mila all'anno, di cui 60mila tra le italiane). Chi invece è contrario cerca di non incoraggiare comportamenti leggeri da parte dei giovani.
Ma prima che morale, il dibattito è scientifico. E tecnico. Ieri gli esperti dell'agenzia del farmaco Aifa si sono riuniti nella prima riunione per valutare la gratuità della pillola per le under 25. Molti i nodi da sciogliere, a cominciare da quello economico. La Cts (Commissione tecnico scientifico) e il Cpr (Comitato prezzi e rimborso) stanno cercando di capire come arrivare alla rimborsabilità dei contraccettivi orali.
Ad oggi la platea femminile che fa uso della pillola contraccettiva è composta da 2,5 milioni di donne. L'operazione per assicurare un accesso gratuito al farmaco alle più giovani costerebbe 200 milioni di euro, calcolando che il prezzo di una confezione va dai 4,6 euro ai 20 euro al mese. Tuttavia il Cpr contatterà le aziende farmaceutiche per cercare di ridurre ulteriormente il prezzo delle confezioni e risparmiare sull'operazione. E per la negoziazione ci vorrà tempo.
Altro nodo: come e dove somministrare la pillola? Nelle regioni in cui la gratuità per le under 25 esiste già (Toscana, Lombardia, Puglia, Emilia Romagna) la distribuzione viene gestita esclusivamente dai consultori. Ma si potrebbe pensare a una distribuzione anche nelle farmacie. Al momento, nelle regioni apripista, oltre alle più giovani, hanno accesso al farmaco senza dover pagare anche le donne disoccupate e, per due anni, quelle che hanno interrotto la gravidanza.
«La direzione di marcia è quella giusta – dichiara il ministro uscente della Salute, Roberto Speranza -. Si tratta di una scelta già assunta da alcune Regioni e in alcuni altri Paesi europei importanti. È chiaro che ora la procedura debba svolgersi nei tempi tecnici» che saranno necessari».
Quando, nel 2013, in Francia, entrò in vigore la gratuità per le ragazze tra i 15 e i 18 anni, vi fu una netta diminuzione delle interruzioni di gravidanza volontarie, che sono passate dal 9,5% del 2012, al 6% nel 2018.
Con la misura, il nostro Paese si allineerebbe anche al Portogallo, dove l'anticoncezionale è fornito gratuitamente a tutte le donne. E si avvicinerebbe alla Slovenia, che addirittura sancisce il diritto alla contraccezione nella propria costituzione.
«È uno step sicuramente necessario – sostiene Emilio Arisi, già presidente della Società medica italiana per la contraccezione (Smic) – Come ginecologi avevamo già presentato nel 2018 un documento su questa possibilità dimostrando come la gratuità della pillola fosse un passo di civiltà, un passo in avanti per la salute sessuale e riproduttiva della donna perché si evitano le gravidanze non programmate o indesiderate, e anche un risparmio economico per il Servizio sanitario nazionale».
«La pillola anticoncezionale è uno strumento di grande utilità ed efficacia per le donne – commenta Nicoletta Colombo, docente di ginecologia e ostetricia all'Università di Milano Bicocca – quindi sarebbe indubbiamente un passo avanti riconoscerla come un farmaco essenziale e quindi fornito gratuitamente. Ricordiamo che anche da un punto di vista oncologico la pillola può avere una funzione molto utile. Per esempio, nei confronti del tumore ovarico rappresenta uno strumento di prevenzione perché è in grado di ridurre anche del 50 per cento l'insorgenza del carcinoma ovarico se assunta per un periodo abbastanza prolungato».
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