A campagna elettorale finita, e a elezioni perse, il Pd si dimentica completamente su cosa ha fondato gli ultimi mesi di propaganda e gli ultimi anni di ideologia. Senza il minimo pudore, senza la minima intenzione di camuffare, o almeno provarci, il fatto che abbia portato avanti ideologie per interesse, Enrico Letta ha voltato le spalle a uno dei casi che più di tutti hanno alimentato gli albori della sua campagna elettorale, quello dell'ambulante ucciso a Civitanova Marche a mani nude da parte di Filippo Ferlazzo, solo perché era stato insistente con la sua fidanzata nel voler vendere qualche oggetto o avere qualche moneta.
Il Partito democratico ed Enrico Letta stesso avevano assicurato la loro presenza ai funerali di Alika Ogurchukwu, disabile e di origine nigeriana. Si erano intestati una battaglia contro il razzismo e avevano strumentalizzato il caso per puntare il dito contro il centrodestra, tirando dentro alla politica in piena campagna elettorale la tragedia di un uomo ucciso dalla furia di chi poi si è scoperto essere mentalmente instabile, probabilmente inadeguato alla vita sociale. In tutta questa tragica vicenda, il razzismo non c'entrava, è stata un'etichetta apposta dalla sinistra a suo uso consumo. Tanto che, ora che non hanno più bisogno di battaglie simboliche come questa, si sono dati alla macchia.
La sinistra ed Enrico Letta hanno puntato il dito contro Giorgia Meloni e Matteo Salvini, accusandoli di aver fomentato quell'episodio con le loro battaglie contro l'immigrazione clandestina. Prima di esprimere solidarietà ai parenti delle vittime, si sono preoccupati di individuare i colpevoli nel centrodestra. "Io ci sarò ai funerali di Alika, andrò a Civitanova", aveva dichiarato davanti alle telecamere del Tg3, come ha fatto notare Hoara Borselli nel suo intervento sul quotidiano Libero.
Invece non c'era, probabilmente perché impegnato in qualcosa di più importante del funerale di un uomo, morto ormai molti mesi fa, sul quale sono anche stati spenti i riflettori. Enrico Letta era assente, al suo posto è stato delegato un rappresentante di seconda fila del Pd regionale, Irene Manzo, ex vicesindaco di Macerata. Però c'era Francesco Acquaroli, presidente della Regione in forza al vituperato partito di Fratelli d'Italia. La perfetta metafora del buonismo di convenienza del Pd.
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