Fin da subito la sensazione era che fosse comunque tutto già scritto. Partito democratico e Movimento 5 Stelle avevano divorziato subito dopo la caduta del governo guidato da Mario Draghi: le loro strade si sono divise, alle elezioni si sono presentati ognuno per conto proprio, ma in molti si erano detti pronti a scommettere su una riappacificazione in seguito alle Politiche. E Roberto Speranza non ha fatto altro che confermare il presentimento, sempre con la scusa di fermare una destra pericolosa.
Speranza apre al M5S
Il ministro della Salute, intervistato dal Corriere della Sera, ha esposto chiaramente quello che a suo giudizio dovrebbe essere il percorso ideale che il Pd dovrebbe intraprendere nei prossimi mesi. Ovviamente prima bisognerà attendere la partita del Congresso, con le autocandidature che fioccano e le idee che però continuano a mancare. Insomma, ancora una volta i contenuti sembrano essere lontani dalle priorità. Poi cosa bisognerebbe fare? Per Speranza sarebbe opportuno riabbracciare il M5S.
Ovviamente l'esperienza dell'opposizione potrebbe favorire una nuova "frequentazione" politica tra il Movimento e il Partito democratico, che potrebbero tornare a fare asse comune su molti fronti. Per il titolare della Salute è una necessità agire in due tempi: "Dobbiamo prima ricostruire il partito perno dell'alternativa, poi ricominciare a discutere con tutti coloro che vogliono impedire alla destra di portarci indietro su lavoro, ambiente e diritti".
Per Speranza l'alternativa va costruita anche con i 5 Stelle, e in tal senso ha voluto ricordare che c'è un precedente non indifferente: "Non dimentichiamo che con Conte e il Terzo polo abbiamo già governato insieme". Ecco allora svelato il piano: provare ancora una volta a gettare le basi per la nascita di un campo largo in contrapposizione al centrodestra, guardando magari alle prossime elezioni. Il tentativo di un nuovo Ulivo 2.0 è già fallito una volta ma Speranza non ne vuole sapere di rassegnarsi.
Cosa faranno Pd e M5S?
Il Pd sicuramente paga un momento di assoluto caos: la disfatta elettorale ha fatto partire immediatamente una resa dei conti interna, destinata a innalzare il livello di tensione con il passare del tempo. Il vero campo di battaglia sarà il Congresso, che vedrà scendere in campo differenti candidati alla segreteria per sostituire Enrico Letta. Che in questa campagna elettorale ha commesso errori madornali. Rosy Bindi parla di scioglimento; la sardina Mattia Santori bolla il Partito democratico come "acciaccato, solo, senza energie". I dem sono in tilt.
Una volta superato lo scoglio del Congresso toccherà al nuovo segretario stabilire la linea politica, anche in termini di alleanze. Tra i favoriti c'è Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna, che potrebbe provare a fare da collante tra Movimento 5 Stelle e Terzo Polo. Altro nome di rilievo è quello della vice Elly Schlein, che può godere delle simpatie della galassia grillina. Insomma, si conferma la sensazione originale: il nuovo Pd è pronto a buttarsi nuovamente tra le braccia del M5S.
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