Nell'Italia sotto esame per l'emergenza energetica, prevalgono due ricette politiche differenti: quella di Matteo Salvini, che ha domandato di rimettere in moto il Parlamento per intervenire sul tetto degli aumenti delle bollette, e quella del ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ha invece ventilato di alzare l'aliquota della tassa sugli extraprofitti fino al 25%. Un distinguo che è sì contenutistico ma anche stilistico: il leader della Lega guarda al dialogo come metodo per sbrogliare nodi che rischiano di paralizzare l'economia del Belpaese, mentre all'esponente dem, che novità, è venuto in mente d'incrementare una tassazione.
«Litighiamo su tutto, ma sulle bollette di luce e gas apriamo subito il Parlamento e mettiamo un tetto agli aumenti. Basta copiare la Francia di Macron perché questa è un'altra guerra e i lavoratori rischiano di morire con le aziende chiuse», ha fatto presente l'ex ministro dell'Interno a Cammarata, in provincia di Agrigento, dov'era in campagna elettorale. Poi la staffilata diretta al segretario del Pd: «Da giorni Letta tace su questo», ha aggiunto Salvini, riferendosi all'idea di utilizzare la via parlamentare.
In effetti, è stato Orlando a chiarire quale sia la visione del Nazareno in materia di caro energia: «Serve un intervento rapido per aiutare imprese e famiglie, anche in deficit se necessario, ma circoscritto a questa emergenza energetica. E senza abbandonare la tassa sugli extraprofitti: le leggi si rispettano, lo Stato non può rinunciare a quelle risorse. Anzi non escludo che si possa ancora alzare l'aliquota della tassa, salire sopra il 25% attuale», ha dichiarato a La Repubblica il capo del dicastero del lavoro. Anche Letta, evitando di rispondere sull'ipotesi di trovare una quadra in Parlamento, come invece vorrebbe Salvini, ha preso posizione: «È improcrastinabile un intervento sia italiano che europeo per bloccare le bollette e fermare la speculazione in corso sull'energia prodotta da rinnovabili. Ne ho discusso stamani al distretto industriale della pelle di Arzignano in Veneto. Siamo pronti a sostenere l'intervento del governo», ha osservato via Twitter. Per il resto il Pd è solito coro, con tonalità argomentative sempre uguali a se stesse: «Le aziende che stanno rifiutando di versare la tassa mettono a rischio la tenuta economica e sociale del Paese in uno dei momenti più difficili dal dopoguerra. Le imprese si stanno prendendo una grande responsabilità di cui si assumeranno le conseguenze», hanno annotato la Malpezzi e la Serracchiani sui mancati versamenti della tassa sugli extraprofitti. Insomma il pallino per le tasse, e troppi dubbi non c'erano, dimora sul consueto lato di campo.
Licia Ronzulli ha invece inchiodato la sinistra alle sue responsabilità in relazione alla situazione emergenziale in cui si trova il Belpaese adesso: «Operazione verità! Con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio – ha ricordato l'azzurra – l'Italia aveva una chiara politica energetica nazionale. È per colpa delle scelte dei governi di sinistra che la dipendenza italiana dal gas russo è più che raddoppiata negli ultimi 10 anni. I numeri sono indiscutibili», ha scritto su Instragram la vicepresidente di Forza Italia al Senato. A sostegno della tesi, la Ronzulli ha postato un grafico di Youtrend. Per lo schema, l'Italia è passata dal 19% di dipendenza dal gas russo nell'ultimo anno di governo del presidente Silvio Berlusconi al 47,1% del governo giallorosso. Con Letta premier? Italia dipendente per il 45,3%.
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