La campagna elettorale della sinistra sta diventando noiosa, monotona nei contenuti e nei modi. Attaccare il centrodestra, tentare di demonizzare gli avversari e agitare lo spettro di una deriva pericolosa e di chissà quale apocalisse. Nulla di nuovo. A rendere ancora più desolante questo modus operandi è stato Luigi Di Maio, che non ha perso occasione per propinare le solite tesi contro la coalizione formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. L'obiettivo? Gettare discredito su quella che si appresta a essere l'alleanza con maggiore consenso.
Di Maio all'attacco
Il ministro degli Esteri, intervistato da La Repubblica, ha preso la palla al balzo per mettere nel mirino il centrodestra. E ha portato avanti la solita retorica per cercare di responsabilizzare gli italiani di fronte a quello che ritiene essere un serio pericolo per l'Italia. "Anche la campagna elettorale è inquinata. I tentativi di interferenza russa sono evidenti", ha commentato il titolare della Farnesina.
Poteva finire qui? No, ovviamente. Ed ecco che Di Maio ha sfoderato l'ennesimo attacco frontale alla coalizione di centrodestra, con il classico ritornello dei rapporti con la Russia e con l'Ungheria: "Se la destra dovesse andare al governo, ci porterà in braccio a Putin, così come Meloni in braccio a Orbàn". Il tutto accompagnato da un'accusa choc, che dipinge lo schieramento di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia come un mostro politico: "Il rischio per il Paese è lo sganciamento dalle alleanze storiche, l'isolamento e la perdita di libertà, non solo a livello economico".
Sinistra in tilt
Di Maio è in tilt, così come tutti gli attori della sinistra italiana. Attribuiscono al centrodestra intenzioni catastrofiche, si improvvisano profeti di scenari apocalittici, indossano i panni di responsabili, si propongono come rimedio al disastro. Dimenticando però che gli ultimi anni c'è stata una gestione rossa del Paese. E ignorano le rassicurazioni alle invettive. D'altronde lo scopo è quello di polarizzare il dibattito e indicare come un pericolo chi preferisce stare dall'altra parte.
Proprio ieri Silvio Berlusconi ha ricordato che il suo partito rappresenta il vero centro moderato, liberale, garantista, atlantista ed europeista che ha cambiato il Paese. Il leader di Forza Italia si è soffermato su quanto fatto in passato e ha rivendicato di aver apportato un'evoluzione: "Con la nostra straordinaria politica estera, siamo tornati a far sentire la voce dell'Italia nel mondo, riuscendo a mettere d'accordo nel 2002 gli Usa, la Federazione russa e tutti i Paesi della Nato per porre fine alla Guerra Fredda che ci aveva angosciato per più di 50 anni".
Inoltre non possono passare inosservate le parole di Giorgia Meloni, che ha assicurato il ruolo di garante della collocazione italiana e dell'assoluto sostegno all'Ucraina nell'ambito della guerra con la Russia. Di Maio ricorderà l'attacco giunto dalla Pravda: la testata di Mosca si è scagliata contro la leader di Fratelli d'Italia per il suo posizionamento fortemente atlantista e per il sostegno a Kiev. Altro che fantasmi russi: le uniche vere ombre che Di Maio e l'accozzaglia di sinistra vedono sono quelle di una disfatta elettorale.
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