Far tornare Mario Draghi a Palazzo Chigi, sperando in una vittoria non ampia del centrodestra e puntando sulla formazione di una (nuova) maggioranza larga. È questo l'ultimo sogno che serpeggia a sinistra, specialmente tra quei partitini che non hanno grande consenso e nonostante ciò auspicano di occupare posti di rilievo subito dopo il voto. È il caso di Carlo Calenda e Luigi Di Maio, che nelle ultime ore stanno spingendo per far sì che l'attuale premier venga confermato in seguito alle elezioni politiche del 25 settembre.
Il piano di Calenda
Il leader di Azione spera che il Terzo Polo ottenga un risultato tale da essere decisivo per formare un nuovo governo. In tal senso Calenda ha fissato al 10% circa la soglia necessaria per sperare di vedere Draghi alla guida del prossimo esecutivo: "Se prendiamo il 10-12%, sette secondi dopo nasce la maggioranza Ursula". L'obiettivo è quello di arrivare alla doppia cifra, cercando di complicare la nascita di un governo di centrodestra per poi costruire quella che definisce "un'area di responsabilità".
L'ex ministro dello Sviluppo economico vuole mettere il bastone tra le ruote al centrodestra soprattutto al Senato. E si dice convinto che – qualora il Terzo Polo si affermasse con il 10% – a stretto giro Partito democratico, Lega e Forza Italia si staccherebbero dalle rispettive alleanze per favorire una maggioranza di unità nazionale.
Verrebbe da chiamarlo il "sogno della disperazione": Calenda e il suo polo non decollano, visto che al momento l'asse con Italia Viva non sembra avvicinarsi al 10%. Inoltre, non facendo breccia tra gli elettori con il proprio nome, si cerca di cavalcare quello di Draghi per ottenere visibilità e tentare di racimolare qualche consenso.
Di Maio in pressing
La stessa strategia viene utilizzata da Luigi Di Maio, che ora indossa i panni di "veggente" e scommette sul fallimento di un eventuale governo di centrodestra: "In quel caso, il trio sfascia-conti durerà un anno. Salvini lavorerà con Berlusconi per logorare la Meloni, dopodiché andranno di nuovo da Draghi a pregarlo di tornare a Palazzo Chigi".
Il leader di Impegno civico ha assicurato la propria disponibilità a sostenere ancora una volta il profilo di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio. Prima però è indispensabile che si verifichino due condizioni: la non vittoria del centrodestra e la disponibilità a governare tra acerrimi nemici politici.
Ma i sondaggi parlano chiaro
Il governo di unità nazionale è stato un momento d'eccezione: tutti i partiti principali (tranne Fratelli d'Italia) hanno scelto di condividere un'esperienza per combattere il Covid-19, per organizzare la campagna di vaccinazione e per gestire i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L'emergenza e la crisi erano il collante. Ora però ci sono altre dinamiche politiche.
Come farebbe Calenda a governare con Di Maio se in questa campagna elettorale sono protagonisti di botta e risposta? Accuse e personalismi verrebbero messi da parte in un secondo? Un'ultima domanda, ma non per ordine di importanza: davvero il centrodestra non riuscirà a vincere? I sondaggi parlano chiaro: la coalizione di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia è nettamente in vantaggio rispetto alla sinistra e ora sfiora il 50%. Se i numeri fossero confermati, a Calenda e Di Maio non resterebbe altro che prendere atto della loro sconfitta elettorale e riconoscere il trionfo democratico del centrodestra.
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