Uno specchio d'acqua largo quattro chilometri separa Nikopol dalle torri dei reattori della centrale nucleare di Zaporizhzhya, sei cubi minacciosi che dominano il panorama a cui si affaccia praticamente ogni balcone della cittadina sulle rive del Dnipro. Sotto le torri di raffreddamento, che svettano sull'altra sponda del fiume, ormai è un altro mondo da cui da mesi non si hanno più notizie: "Lì ormai è tutto occupato dai russi", spiega Natalia Borisovna, portavoce dell'amministrazione della città, "non abbiamo più contatti con chi vive di là, le uniche informazioni ce le danno i nostri partigiani che al là del fiume in clandestinità resistono ai russi".
Su Nikopol e i villaggi vicini ogni notte piovono missili, oltre 40 tra sabato e domenica di cui quasi la metà si sono abbattuti sui condomini della zona a ridosso della riva del fiume. "Sappiamo che i colpi vengono sparati da posizioni dall'altro lato del fiume, di notte vediamo le scie partire da dietro la centrale, non so se vengano da lì dentro o da lì vicino, ma poco cambia", continua la donna. Nel pomeriggio, quando l'aria è più chiara dalla centrale si vede alzarsi anche qualche colonna di fumo e si sentono i rimbombi di diverse esplosioni. Impotente, la gente guarda con terrore sui gruppi Telegram le foto dei danni agli edifici della centrale che trapelano dai cellulari dei lavoratori che a turni forzati continuano a tenere accesa la struttura.
Il segretario del consiglio comunale Ivan Bazylyuk fa il giro delle case finite sotto il fuoco dell'artiglieria e segna i dettagli su un taccuino dove appunta l'entità del danno sugli edifici e sulle famiglie che li abitano, segna il numero di tutti quelli che hanno deciso di lasciare la città "sapere che il nemico è così vicino è una cosa che consuma i nervi, a volte sembra quasi di vederli muovere sull'altra sponda. Questa cosa della centrale poi rischia di gettare tutti nel panico, a qualcuno cedono i nervi e decide di andarsene a ovest", spiega Bazylyuk. Stando alle cifre dell'amministrazione militare il 45% circa dei centomila abitanti ha abbandonato la città, e sottratti anche gli uomini coscritti, a scrutare l'orizzonte a Nikopol sono rimaste circa 30.000 persone, principalmente anziani e bambini, col fiato sospeso e la paura della radiazioni.
Il bombardamento di sabato ha sfondato anche il tetto di casa di una signora di 94 anni e nel pomeriggio i figli sono accorsi a cercare di sistemare almeno una stanza per farla dormire al coperto. In mezzo al giardino sbuca una vecchia lamiera arrugginita che porta 5 metri sotto terra ad un rifugio anti radiazioni vecchio almeno quanto la centrale, protetto da blocchi di cemento spessi oltre tre metri. Ogni volta che piove fuoco dal cielo i figli portano la madre nella "stanza delle conserve", dove a lume di candela la signora passa in rassegna i suoi sottaceti in attesa che finiscano le sirene dell'antiaerea.
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