Chissà se si sarà resa conto, Michela Murgia, del fatto che una volta ancora, come spesso le accade, attraverso un lunghissimo panegirico social per attaccare qualcuno, in questo caso Giorgia Meloni, sia finita per smascherare tutto ciò che di dannoso possiede il filone di pensiero di cui è diventata paladina: l'ordofemminismo.
Poiché la sinistra radicale è nota per predicare bene e razzolare male, non riesce proprio ad accettare l'idea che dopo mesi di commissariamento delle istituzioni possa essere giunto il momento in cui l'Italia tornerà al voto. E che, sondaggi alla mano, ci sia il rischio concreto che a scrivere una importante pagina di storia della Repubblica italiana possa essere il centrodestra, esprimendo il primo Presidente del Consiglio a tinte rosa. La candidata naturale sarebbe, appunto, Giorgia Meloni.
Dunque, per prepararsi al peggio, i progressisti che giudicano progresso solo ciò che decidono loro, stanno già montando un castello di scuse ideologiche per sconfessare Fratelli d'Italia come partito, Giorgia Meloni come politico e ora persino Giorgia Meloni come donna.
Nel suo contributo ad un irreale dibattito circa la Meloni "femminista", Michela Murgia scrive: "Il giorno in cui mi metterò a dare patenti di femminismo alle altre donne deve ancora sorgere". Invece quel giorno coincide col medesimo post, che nel periodo dopo recita: "So però per certo che esiste un modo femminista di esercitare la propria forza e uno che femminista non lo è per niente". La "certezza" della Murgia, quindi, è già di per sé una patente. Il modo di fare politica della Meloni non è femminista. Parola di femminista con la filigrana.
E quale sarebbe, questo modo? Murgia lo spiega poco dopo: "Se usa la sua libertà per ridurre o lasciare minima quella altrui, questo non è femminista. Che sia di destra o di sinistra, se chiama meritocrazia il sistema che salvaguarda il suo privilegio di partenza e nega i diritti di altre persone, questo non è molto femminista. Che sia di destra o di sinistra, se il suo modello di organizzazione dei rapporti è la scala e non la rete, nemmeno questo è particolarmente femminista. Che sia di destra o di sinistra, se la sua visione della fragilità altrui è paternalista e l'unica soluzione che le viene in mente è una protezione che crea dipendenza, questo è il contrario del femminismo. Che sia di destra o di sinistra, se per lei le funzioni patriarcali sono più importanti delle persone che le svolgono, questo senz'altro non è femminista".
Insomma, la Meloni è una donna, biologicamente parlando, ma che fa politica come un uomo. Per inciso, il dibattito intorno ai canoni del femminismo scelti dalla Murgia è artificioso, visto che Giorgia Meloni non ha mai lottato per rivendicarne la paternità. Pertanto, sarebbe bastato che la Murgia scrivesse: no, Giorgia Meloni non è femminista per come io intendo il femminismo, perché altrimenti non avrebbe mai sfondato il 20% di consensi a livello nazionale.
Difatti, il breve manifesto murgiano è il modo più rapido per elaborare un programma politico da zero virgola: no meritocrazia, no salvaguardia dell'istituto familiare, no difesa dei confini e rispetto delle leggi, no comunitarismo a beneficio dell'egoismo e dell'interesse del singolo. Soprattutto, no alla considerazione della persona in quanto tale ma in base ai suoi cromosomi.
Il post-scriptum è tutto da ridere: "Sì, conosco anche donne di sinistra che usano il potere così, ma nessuna corre il rischio di diventare presidente del consiglio". No, cara dott.ssa Murgia, il punto è che non ci sono state donne di sinistra che abbiano corso il rischio di diventare Presidente del Consiglio da ottant'anni a questa parte. Che siano o meno "murgiane". Non è la Meloni ad essere sbagliata, ma i canoni del femminismo tossico come quelli descritti dalla Murgia che, a conti fatti, fanno il bene di tutti tranne che delle donne.
Nonostante anni, decenni di retorica a difesa dei diritti delle donne, delle quote rosa, delle pari opportunità, il fatto che ci sia una donna di destra candidata ad entrare per prima a Palazzo Chigi sta a significare che Giorgia Meloni sia molto più femminista di tutte le donne di sinistra impegnate in politica, nei salotti, nei media. Se dovesse ottenere la premiership, e lo decideranno gli italiani e non Michela Murgia, che Giorgia Meloni sarebbe il più fulgido esempio di self-made woman nella storia politica di questo Paese, il più netto segnale di controtendenza rispetto ai trend del passato, il più granitico punto di riferimento per intere generazioni di bambine e ragazze del futuro. Peccato non poter godere pure dell'approvazione di Donna Michela la signora del cromosoma X. Ma abbiamo il sospetto che la Meloni, con una delusione del genere, riuscirà a trovare il modo di convivere.
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