Facile riempirsi la bocca. Facile assicurare che verrà dato spazio ai ragazzi, alle nuove generazione, che verrà data la possibilità agli under 35 di cimentarsi nel mondo della politica. Più difficile mettere in pratica quei concetti tanto sbandierati giusto per tentare di portare al mulino qualche voto da parte dei neo-elettori. A pungolare il Partito democratico sono stati proprio i giovani dem che hanno strigliato la modalità d'azione promossa dal Nazareno in vista delle prossime elezioni politiche.
L'ira dei giovani dem
Il Partito democratico ha sempre voluto mostrarsi come convinto sostenitore delle tematiche giovanili ma evidentemente, al di là delle bandierine, non sta riuscendo a soddisfare le aspettative. Infatti – riporta La Nazione – si registra una certa irritazione da parte dei Giovani democratici, che non stanno gradendo il metodo adottato dai vertici del Pd nell'ambito della composizione delle liste elettorali per domenica 25 settembre.
Un tirata d'orecchie a Enrico Letta è arrivata in particolar modo da parte dei Giovani democratici della Campania, che hanno chiesto di candidarsi a rappresentare una generazione di under 35 "a cui nessuno dà voce". Da qui il monito rivolto al Partito democratico: "Colga questa opportunità candidando i giovani in posizione eleggibile e non solo come bandierine".
La strigliata a Letta
I Giovani democratici in sostanza rivendicano il diritto e il dovere di esigere spazio politico, oltre che quello di poter ottenere candidature eleggibili. Il punto della discordia è proprio questo. Ad esempio Francesco Iury Forte, segretario dei giovani dem della Campania, non gradisce nomi catapultati dai vertici del Partito democratico: a suo giudizio "sarebbe meglio se tutti i candidati fossero espressione del territorio".
Ora i Giovani democratici si trovano in forte imbarazzo, visto che la strategia politica di Letta per quanto riguarda le candidature è difficile da sostenere in pieno. Non è tanto un fatto di nomi, ma è una questione di metodo: "Non possiamo avere liste e candidati fotocopie come se stessimo ancora nel 2018. Ci ripropongono tutti i nomi del 2018, ci vuole invece un rinnovamento profondo". Chiedono posti in lista, in posizione eleggibile e non virtuale: "I posti sono pochi, non c'è spazio per i soliti nomi e neppure per i catapultati".
Il nodo nomi e alleanze
La rivolta dei giovani dem riflette un problema più ampio in casa Pd. Nei giorni scorsi si è parlato dell'ipotesi di candidare Luigi Di Maio a Modena: nonostante le smentite del caso, il Partito democratico locale non sembra essere disposto a tollerare un'eventuale candidatura del ministro degli Esteri in un collegio della provincia emiliana. Infatti si preferirebbe non prestare il fianco ai paracadutati dall'alto.
Si tratta di un'altra grana per Enrico Letta, che deve già fare i conti con il nodo delle alleanze. È noto come nel Pd ci sia ancora un'area che spinge per riavvicinarsi al Movimento 5 Stelle, ma al momento il leader del Partito democratico rimane fermo sulle sue posizioni e chiude la strada a un accordo elettorale con Giuseppe Conte. Le cose potrebbero cambiare magari dopo il voto, qualora fosse necessario allargare i numeri in Parlamento. Ma a quel punto monterebbe la protesta di quella fetta dem anti-M5S.
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