Sono passati quarant'anni da UFFICIALE E GENTILUOMO e 32 da PRETTY WOMAN, ma per Richard Gere, 73 anni, il tempo non sembra sia passato. Camicia celeste chiaro, pantaloni scuri e capelli bianchi tagliati molto corti, l'attore americano amico del Dalai Lama e buddhista convinto, oggi, al dodicesimo piano della Cittadella regionale di Catanzaro ospite del Magna Grecia Film Festival, sembra davvero un ragazzo. Ed esordisce così all'incontro stampa iniziato con oltre un'ora di ritardo: "Vedervi tutti sorridenti rende felice anche me".
Un remake di PRETTY WOMAN? "Sono passati tanti anni da quel 1990 in cui è uscito il film, ma nonostante più di una volta lo stesso regista Garry Marshall mi abbia proposto un possibile remake, immaginando strani sviluppi, alla fine non se n'è mai fatto nulla. Ma va anche considerato che alla vigilia nessuno si aspettava un tale successo, un film capace di creare una tale forma di identificazione. PRETTY WOMAN è stata una magia, un tocco magico, una forma di innamoramento. Non sai perché ti innamori di qualcuno, però accade".
Cosa pensa dell'Ucraina? "In termini assoluti sono un pacifista e un non violento, ma nel mondo relativo in cui viviamo è necessario comunque proteggersi ed aiutare chi si trova in difficoltà, com'è il caso dell'Ucraina. L'essere umano d'altronde è disfunzionale e le uniche organizzazioni che cercano di far applicare lo Stato di diritto attualmente sono la Nato e l'Unione Europea".
E la Cina? "È chiaro che persegue un piano di potere a lungo termine, si vede da come si è comportata con il Tibet e con la Mongolia. Comunque l'unanimità con cui è stata aiutata l'Ucraina fa ben sperare in un comportamento più responsabile nel futuro da parte di tutti. In questo senso Putin - ci tiene a dire Gere - è stato spiazzato perché non si aspettava una risposta così omogenea contro la sua invasione". Ha mai pensato di fare il regista? "Intanto va detto - spiega l'attore - che il film è un lavoro collettivo, voglio dire che il regista non è così intoccabile come si crede. Ora a parte qualche film che non avrei voluto fare a me è andata bene. E poi - conclude - ho quattro figli e ho sempre pensato che avrei dovuto prendermi cura di loro e non sparire per un anno e mezzo come capita a un regista".
Che ne pensa del piccolo schermo? "In questo senso sono un dinosauro e sono pure felice di esserlo. D'altronde non mi ricordo neppure quando sono stato l'ultima volta al cinema. E questo a causa del Covid, ma non solo. Certo le serie tv aiutano il cinema indipendente e questa è una cosa buona, ma quello che manca e che ha solo la sala è il senso di comunità".
Il buddhismo nella vita di Gere? "Quanti siamo oggi nel mondo? Otto miliardi di persone. Beh, credo che ci dovrebbero essere otto miliardi di religioni. Voglio dire che non mi aspetto mai che qualcuno si converta al buddhismo, ma piuttosto che ognuno diventi felice attraverso la sua personale strada. Ma c'è una preghiera che mi ripeto spesso: quella di creare un collegamento tra le varie religioni perché questo senso di appartenenza alla fine è la cosa più importante".
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