In fila, con i fiori in una mano e l'ombrello nell'altra. In silenzio, trattenendo le lacrime: così Londra rende il suo omaggio ad Elisabetta II, la sua regina.
Perché nel lungo serpentone umano che dalla mattina si srotola e cresce incessantemente fino a Buckingham Palace c'è tutta quell'umanità e quello spirito che fanno della capitale britannica la città che è e che è diventata anche sotto lo sguardo vigile e amorevole della sua sovrana.
Così sembra guardare il brulicare di umanità a Victoria Station un'Elisabetta che questa mattina è comparsa, in gigantografia, su un pannello luminoso nella lobby dello snodo ferroviario al centro della città. La sua immagine è spuntata ovunque, nella gran parte delle fermate dei bus – dove i turisti corrono a fare selfie -, perfino nelle vetrine dei negozi, come sulla King's Road a Chelsea, dove campeggia un profilo in bianco e nero della giovane sovrana, una foto completa di tiara e poche righe per dedicarle un pensiero.
Gesti piccoli, ma significativi, che ognuno oggi ha voluto dedicare all'amata regina. Per lei Izzy e Deborah, ventenni dell'Essex, hanno cambiato i loro programmi: da tempo le due amiche avevano deciso che si sarebbero viste oggi a Londra per una delle loro chiacchierate. Ma invece di passare la giornata in un caffè a raccontarsi sogni e patemi, hanno comprato un mazzo di rose gialle e si sono messe in fila per salutare Elisabetta: "Come mai siamo qui? Vogliamo salutarla – spiegano parlando con l'ANSA -. E' la fine di un'era. Noi non conosciamo altro. I nostri genitori non conoscono altro. È un'icona pop, è un'icona britannica. E' una persona alla quale ci si sente vicine. Un'ispirazione". Michelle viene dal Sudafrica ma vive a Londra da molto tempo e ha il passaporto britannico, precisa. La morte di Elisabetta II è un fatto "triste", dice, "era importante vedere una donna al potere". Nina e Lauren vengono dal Venezuela e dagli Usa, vogliono salutare la regina per sentirsi parte di un evento che ha toccato tutti, spiegano. Sarà perché Elisabetta II è davvero appartenuta un po' a tutti, che si sentono parlare tante lingue diverse fra la gente in coda per renderle omaggio, e sono molte le persone con valige e bagagli: sono turisti, si apprestano a lasciare Londra dopo una visita forse di pochi giorni ma non prima aver salutato Sua Maestà. Si sono fermati in silenzio ad ascoltare i colpi di cannone a mezzogiorno, sparati ad Hyde Park, alla Torre di Londra, e che hanno riecheggiato fino al Palazzo, ai parchi che lo circondano che per tutta la giornata hanno visto un via vai di persone continuo: Green Park come corridoio per raggiungere la residenza reale dalla trafficatissima Piccadilly, ma anche il solitamente più discreto St. James Park con i suoi stagni e vialetti. Ha attraversato il parco anche una donna in sedia a rotelle determinata ad arrivare fino in fondo nonostante la folla e poi costretta a rinunciare quando gli ostacoli sono diventati troppi. Però i suoi fiori rossi per la regina li ha affidati ad una ragazza: "Io non ci arrivo, puoi portarli tu per me?".
Ci sono anche un padre e una figlia: il signor Singh, turbante sikh, occhi nerissimi, barba curata. Racconta: "Io sono nato nel Regno Unito, i miei genitori sono venuti dall'India.
Quando arrivarono, Elisabetta era da poco regina. In casa seguivamo i suoi discorsi, lo ricordo distintamente, bisognava fare assoluto silenzio quando la regina parlava. Mia madre la ascoltava con devozione". Un rispetto che attraversa più generazioni: "Certo, naturalmente, con mia figlia siamo qui per essere testimoni della Storia. E sì, i sentimenti sono contrastanti", ammette. Il saluto per la sovrana scomparsa e allo stesso tempo il tributo per il nuovo re Carlo III. Perché intanto la bandiera a mezz'asta ha lasciato il posto allo stendardo reale britannico sul pennone della bandiera di Buckingham Palace, il segnale che il re è a palazzo. A precedere il suo arrivo elicotteri che hanno a lungo volteggiato sulla zona. Poi il primo bagno di folla da re: è stato accolto con applausi, è stato acclamato, e naturalmente un muro di telefonini alzati, che fanno dire a qualcuno fra la gente: "Metteteli via, godetevi il momento, state guardando la Storia negli occhi".
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