Giulio Tremonti ha deciso di tornare in politica e di farlo tra le fila di Fratelli d'Italia. L'ex ministro dell'Economia è sbarcato da poco il libreria con il nuovo libro Globalizzazione – Le piaghe e la cura possibile. In questo volume, Giulio Tremonti è molto critico sulla "cura Draghi" del "whatever it takes" e, in un'intervista rilasciata al Corriere della sera, il candidato di Giorgia Meloni spiega anche perché secondo lui questa strategia sul lungo periodo non è sostenibile: "Dieci anni dopo, più che di 'whatever it takes', possiamo parlare di 'whatever mistakes' (qualunque errore, ndr). Provo a spiegarmi: crisi del 1929 e crisi del 2008 hanno una comune origine finanziaria, giusto? Ecco, se da quella del '29 si era usciti stabilendo un sistema di regole chiare, per esempio sulle banche, a quella del 2008 si è data una risposta esclusivamente finanziaria. E invece che dare delle regole nuove, si sono violate quelle che c'erano già".
L'ex ministro dell'Economia, per spiegare quali sono gli errori che sono stati commessi negli ultimi 10 anni, ha fatto l'esempio del "divieto della Banca centrale europea di finanziare i governi". A distanza di anni, Giulio Tremonti sottolinea come oggi "la Bce ha il 35% del debito italiano. In sintesi: un intervento del genere andava certo fatto ma non poteva durare dieci anni". Secondo lui, le soluzioni alternative c'erano, come il global legal standard, da lui stesso proposto, "approvato inizialmente dal G20 e dall'Ocse" e "basato sul passaggio dal free al fair trade". Le critiche a Draghi da parte di Tremonti si basano soprattutto sulle scelte del Financial stability board, il cui presidente ai tempi era proprio l'attuale presidente del Consiglio. Oggi, la situazione italiana appare molto più grave rispetto a quando Giulio Tremonti era titolare del dicastero dell'economia e, in parte, incide anche la guerra con le relative sanzioni, sulle quali l'ex ministro ha un'idea molto chiara: "Il meccanismo delle sanzioni ha questo, di perfido: una volta irrogate non le puoi più togliere, altrimenti perdi la credibilità. Sulle scelte collaterali, tipo il tetto al prezzo del gas, bisogna tenere conto che non è una misura matematica, quindi non puoi prevederne gli effetti".
Ragionare sulla Russia come se fosse un Paese occidentale è fondamentalmente sbagliato perché i russi "sono esperti nel manipolare le statistiche ma anche nel fare la fame. E immaginare che il nostro tetto al prezzo del loro gas possa funzionare mettendogli paura, secondo me, non è possibile. Sarebbe come infilare la testa nella bocca di una tigre". E sulla possibilità di fare il rigassificatore a Piombino, Giulio Tremonti si dice favorevole ma "sulla base di quello che dice la Costituzione", ossia sulla base dell'articolo 117 secondo il quale le infrastrutture locali d'interesse nazionale sono di competenza regionale. Si tratta della riforma del titolo V che è stata approvata dalla sinistra. "Enrico Letta dovrebbe conoscerla bene", ha chiosato Tremonti.
Sarà un autunno molto caldo su vari fronti quello che aspetta l'Italia e, in generale, l'Europa. Al di là del fronte energetico, il governo che si insedierà dovrà far quadrare i conti per ottenere il residuo del Recovery fund ma Giulio Tremonti frena e sottolinea che il Pnrr, scritto com'è adesso, andrebbe cambiato perché "è stato scritto in un'altra epoca. Non prevedeva l'inflazione, che adesso c'è; e prevedeva un sistema di investimenti sulla base di priorità che adesso non sono più le stesse. È ovvio che in alcune parti debba essere rivisto".
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