(ANSA) – BOLOGNA, 27 SET – Si è chiuso con un accordo, dopo
le scuse e una cifra simbolica pagata nell'interesse del
policlinico Sant'Orsola di Bologna, il processo a carico di una
donna serba che a marzo 2020, in pieno lockdown per il Covid-19,
girò un video all'interno dell'ospedale dicendo che la pandemia
era inventata. Nell'udienza in tribunale il giudice Stefano
Levoni ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere alla
luce della remissione della querela da parte del policlinico,
rappresentato dall'avvocato Gianluca Malavasi in qualità di
procuratore speciale, che ha ritirato la costituzione di parte
civile. La somma sarà devoluta alla ricerca in campo medico.
La donna, 44 anni (difesa dall'avvocata Maria Jose
Todarello), era imputata per diffamazione aggravata: a fine
marzo 2020 girò un filmato mostrando i locali e i corridoi
dell'ospedale. Commentandolo, diceva in pratica che la pandemia
era inventata, che l'ospedale era vuoto, che veniva creato "un
panico maggiore rispetto alla realtà" e che il personale
sanitario era assente perché "nelle loro ville con piscina". Poi
diffuse sui social i commenti e il filmato, che ha avuto decine
di migliaia di visualizzazioni, in tutta Europa. La donna, che
all'epoca aveva un parente ricoverato per un'altra patologia e
si lamentava del fatto che fosse tenuto in isolamento, fu
querelata dall'azienda ospedaliera dopo che il filmato fu
segnalato da alcuni dipendenti e dopo che una giornalista di un
media croato, specializzato nelle fake news, aveva contattato il
Sant'Orsola chiedendo una conferma o una smentita delle
affermazioni della donna. Già nel corso della prima udienza si
era scusata per il suo comportamento, riconoscendo la falsità
delle dichiarazioni. (ANSA).
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