Parte dall'opposizione la relazione del dimissionario Enrico Letta nella direzione del Partito Democratico per l'analisi della sconfitta. Il segretario prova a smentire che il Pd sia un partito solo di governo: "La prima vita del Pd è stata di opposizione. Lo dico a chi ci accusa di essere solo di governo, noi abbiamo mandato a casa il governo Berlusconi nel 2011 dopo 3 anni di opposizione da parte del Pd". Solo tre anni bastano a Letta per smentire che la maggior parte della loro storia l'hanno passata ad occupare posti di potere, a prescindere dal risultato elettorale?
Ma stavolta sarà diverso, assicura: "Quando cadrà questo governo (quale?-ndr) noi andremo subito a elezioni anticipate, non faremo nessun altro governo di salvezza pubblica", ha detto. È bene segnarsi queste parole, pur sapendo che quando e se accadrà non sarà più lui alla guida del partito.
E a Carlo Calenda che gli ha chiesto di allearsi all'opposizione – ma anche a Giuseppe Conte che gli ha già dato picche – risponde: "Faremo un'opposizione non consociativa". Eppure questo sono sempre stati quando erano al governo, con chiunque. "Opposizione non conosciativa sia nel palazzo che nel Paese", ripete mentre gli stessi esponenti della sua segreteria – come Francesco Boccia, che è proprio il responsabile enti locali -continuano a tessere il campo largo in ogni dove, ignorando la volontà del segretario.
"Siamo gli unici ad aver costruito un'alternativa politica alla destra, gli unici che hanno fatto elezioni in alternativa alla destra, tutti gli altri in alternativa a noi", dice ancora Letta confermando però che non hanno fatto opposizione ai 5 stelle. Grillini che anche per questa strategia della desistenza sono primo partito in tutti i collegi del Sud.
Poi parte con la propaganda delle cose smentite nei fatti: "Ringrazio i candidati che hanno avuto la sfortuna di non essere eletti per una legge elettorale pessima che noi abbiamo tentato di cambiare ma non ci siamo riusciti". Nella testa del segretario, quindi, la sconfitta diventa sfortuna. Fa l'esempio della presidente Valentina Coppi, a suo dire non eletta per sfortuna. E invece lui l'ha candidata terza al plurinominale, un posto che mai sarebbe scattato. Ma Letta mente pure sulla legge elettorale che il Pd non ha voluto cambiare pensando fosse utile per combattere la destra.
Ma è sulle donne che il discorso si colora di ipocrisia. Letta annuncia infatti la riconferma delle due donne capogruppo a Camera e Senato "perchè dobbiamo dare il messaggio di aver capito quello che è accaduto e non essere insensibili nel dire soltanto 'è andata cosi'". Quindi pure se la maggior parte delle donne – vittime della sua strategia contro gli ex renziani – sono state messe in lista volutamente in posti non eleggibili, ora il segretario vuole garantire quelle già garantite.
Quindi Letta invita il Pd a mettersi subito in schema di opposizione. E perche? "Perché Meloni non ha detto ancora come farà la campagna vaccinale per l'inverno, noi sulle restrizioni saremo rigidi e intransigenti". E in sala via di scongiuri e amuchina.
E – infine – aggiunge che in futuro deve rimanere lo spirito di allargamento agli altri come per la formazione delle liste. Eppure – nei fatti – l'unico allargamento oltre il Pd nelle liste è stato per Articolo 1 (che poi ha votato Conte), per il capo di gabinetto di Michele Emiliano e per Camusso e Furlan che non hanno portato neppure i voti dei sindacati. In definitiva, per Letta il 19,1% raggiunto alle scorse urne "non è stato un risultato catastrofico". Mentre il 18.7% di Renzi nel 2018 (pur senza articolo 1 e senza i sindacati) resta una tragedia.
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