L'inchiesta sulla fornitura delle mascherine contro il Coronavirus nella Regione Lazio è stata al centro dell'ultima puntata di Non è l'arena, che ha provato a fare luce su una vicenda che merita di essere chiarita. Si parla di un presunto buco che si sarebbe innescato nelle casse a causa dei "dispositivi fantasma", di un danno erariale di circa 11 milioni di euro.
Sotto la lente di ingrandimento sarebbero finiti il governatore Nicola Zingaretti e Carmelo Tulumello, il responsabile regionale della protezione civile. Ma la Regione parla di "piena regolarità" nel corso delle procedure. Nel frattempo è spuntata una rivelazione di non poco conto che riguarda direttamente le mascherine oggetto della questione.
Dove sono le mascherine?
Un dettaglio in tal senso è stato fornito da Sergio Mondin di EcoTech, che rivendica di averle portate. In ritardo, in vigenza contrattuale, ha chiarito. Ma di preciso dove si trovano dal 2020? "Giacciono ancora presso le dogane di Milano Malpensa e Roma Fiumicino", ha fatto sapere Mondin. A questo si aggiunge un contorno inquietante svelato dall'avvocato Giorgio Quadri, secondo cui tenere quelle mascherine ferme ha un costo di 1.100 euro al giorno. Mondin sostiene di non essersi rivolto a nessuno, ma di essere stato contattato direttamente da Tulumello della protezione civile "tramite conoscenze".
"Non erano richieste le polizze"
Poco dopo, più di qualcuno aveva iniziato a capire che qualcosa non stesse funzionando come avrebbe dovuto. La motivazione è stata fornita da Roberta Angelilli, esponente di Fratelli d'Italia, che ha messo in risalto il mancato arrivo (all'epoca) delle mascherine sul territorio: "Ricevevamo denunce da parte di ospedali, Rsa, carceri. C'era un problema forte. C'erano però 100 milioni di euro a dispozione per reperire questi dispositivi".
C'è un altro aspetto sottolineato dalla Angelilli, secondo cui il fattore della polizza sarebbe emerso solamente in un secondo momento: "All'inizio non si parla di polizze, non sono state proprio richieste". Un punto su cui si è soffermato anche il giornalista Daniele Lupo, che ha parlato di atteggiamento singolare della Regione Lazio per poi fare una rivelazione di non poco conto: "La prima bozza di polizza è falsa. Viene accartocciata e buttata via. La seconda polizza che arriva, che viene anche pagata e che per la Regione è buona, in realtà buona non è". Il motivo? "La società che avrebbe dovuto ridare i soldi indietro non è abilitata a operare in Italia e quindi non tira fuori i soldi", ha spiegato Lupo.
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