Nel giugno dell'anno scorso, a Milano, avevano rapinato, picchiato e sequestrato una escort russa, fingendosi clienti, e minacciato la vittima dicendole che, se avesse presentato denuncia e se non avesse immediatamente lasciato l'Italia, avrebbero "ucciso i suoi familiari" per mezzo di loro complici in Russia.
Il gip di Milano Guido Salvini ha quindi disposto il carcere per un russo e un georgiano (quest'ultimo con precedenti specifici) giunti, nella ricostruzione degli investigatori, da Rimini e da Riccione per commettere il reato (si tratta in particolare di un cittadino russo, 32 anni, residente a Riccione e un georgiano 45enne di Rimini) e, scrive il giudice nell'ordinanza di custodia cautelare, per prendere di mira "una donna sola e indebolita dall'essere stata aggredita tra le mura della propria abitazione".
Una vittima che, scrive Salvini, "veniva evidentemente scelta con cura" in quanto "nell'ottica degli aggressori avrebbe forse coltivato più di una riserva prima di rivolgersi alle istituzioni spesso inclini al pregiudizio suscitato dalla condizione di straniera e di escort". Il russo, con una utenza attivata per la rapina, aveva contattato la escort: si era accomodato a casa sua e, accertatosi che non c'era nessun altro, aveva detto di non voler più avere un rapporto ed era entrato il complice. La donna era stata picchiata (anche con un pugno in pieno volto) e i due avevano cercato di soffocare le sue urla con un cuscino: poi l'avevano legata con del nastro adesivo, rubando ciò che di valore c'era in casa. Poche ore dopo, con la scheda telefonica della vittima, avevano contattato sua sorella su WhatsApp rinnovando le minacce. Le indagini tecniche della Polizia scientifica e anche sui profili social dei due hanno consentito di individuarli. Da qui l'ordine di arresto per rapina pluriaggravata. Il giudice precisa nell'ordinanza che "non avendo la vittima sporto querela e considerata la 'riforma Cartabia' recentemente entrata in vigore, gli ulteriori reati di violenza privata e sequestro di persona che potrebbero essere ravvisabili nella vicenda sono allo stato da considerarsi non perseguibili per carenza di condizione di procedibilità".
(ANSA).
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