Le elezioni politiche fissate per domenica 25 settembre si fanno sempre più vicine e gli schieramenti politici non sono ancora del tutto definiti. Sullo sfondo il Movimento 5 Stelle sembra avere già le idee chiare: i grillini intendono correre da soli, senza alcuna alleanza con il Partito democratico, puntando così a rappresentare un terzo polo indipendente. Un'operazione per tentare di tornare vergini politicamente. Ma basterà davvero per incrementare i consensi? Su questo gli esperti hanno più di qualche dubbio.
"I voti scenderanno"
Gli ultimi sondaggi forniscono l'immagine di un M5S in costante calo, sulla soglia del 10%, dopo la scissione e soprattutto in seguito alla caduta del governo guidato da Mario Draghi. Dunque Giuseppe Conte, per tentare di limitare i danni elettorali, sta provando a portare il Movimento sulla scia del passato. Il ruolo di duro e puro però non fa rima con le varie piroette fatte nel corso di questi anni, con diversi pilastri storici dei 5S che sono stati puntualmente abbattuti.
Ad esempio Il Messaggero dà conto del pensiero di Giovanni Diamanti, co-fondatore di YouTrend e Quorum, secondo cui il tentativo di tornare alle origini non comporterà un incremento di voti: "Pagherà in termini elettorali? Io credo che accelererà un calo che i sondaggi stanno già raccontando ma che potrebbe portarli a costruire un fortino più piccolo ma più difficilmente scalfibile". L'esperto ha fatto inoltre notare che si potrebbe assistere a un ricambio nella classe dirigente, ma al tempo stesso ha specificato che "questo non favorisce certo una cultura di governo né una continuità di linea".
Il tandem con Di Battista
Un altro aspetto da tenere in considerazione è il possibile ritorno di Alessandro Di Battista. Nel corso della campagna elettorale sarebbe interessante e forse vantaggioso poter contare su due figure dello stesso schieramento che però parlano a diversi elettorati: Conte si rivolge più a un elettorato grillino centrista, mentre Dibba parlerebbe in misura maggiore all'ala movimentista e intransigente sui principi storici.
Poi bisognerebbe vedere come eventualmente gestire l'atteggiamento di lotta e di governo. E infatti per Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos, il punto è proprio il modo in cui verrebbero maneggiate le due anime del Movimento: "Il problema sarà eventualmente dopo, quando si dovrà capire chi governerà il partito. È chiaro che sono due strategie non conciliabili". Il dualismo però, avverte Diamanti, potrebbe costare caro soprattutto a Conte: "In queste settimane sta spostando il Movimento verso qualcosa di più radicale ma, diciamocelo, con quel tipo di posizionamento, Di Battista è più credibile".
Proprio per questo Conte frena sul ritorno di Di Battista: al di là di un possibile tornaconto elettorale, l'avvocato teme di finire sotto l'ombra dei ribelli e intrappolato in un groviglio difficile da sbrogliare. I barricaderi potrebbero sottrargli la guida o comunque finirlo per indebolire. Ecco perché l'ipotesi far tornare in scena Dibba o Virginia Raggi viene vista con sospetto dagli uomini vicini a Giuseppe Conte, che tra l'altro sollevano cavilli legali dovuti a regole interne.
"Conte fa molta fatica"
In vista delle elezioni di certo peserà il pugno duro sul doppio mandato: alla fine il Movimento non ha concesso deroghe e quindi molti parlamentari alla seconda legislatura non potranno candidarsi. Il rischio? Affrontare una campagna elettorale senza i volti più influenti in grado di portare acqua al mulino. Una corsa di sconosciuti che potrebbe affossare ulteriormente i 5 Stelle.
Per Roberto Weber, presidente di Ixè, non è scontato attribuire una previsione positiva o negativa dopo l'applicazione del vincolo storico del Movimento. La nuova veste di Conte però potrebbe risultare poco credibile agli occhi degli elettori: dopo aver svolto per ben due volte il ruolo di premier, come potrà improvvisamente indossare i panni dell'anti-casta contro il palazzo? "Conte nel ruolo dell'uomo politico fa molta fatica, va molto meglio come ex presidente del Consiglio", è l'osservazione di Weber.
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