"Ogni qual volta, in Italia, vince la destra oppure partiti diversi dal mainstream, la sinistra prepara le sue trappole". Fabio Torriero, spin doctor e docente di comunicazione politica all'Università Lumsa di Roma, delinea le strategie comunicative che il centrosinistra adotterà nei confronti della Meloni e avverte la futura premier a evitare determinati errori.
Professore, quali sono le contromisure che la sinistra sta prendendo per contrastare la Meloni?
"La sinistra mediatica, giornalistica, politica e intellettuale usa una tecnica comunicativa che è figlia della cosiddetta sindrome di Voiltaire, ossia la pretesa di incarnare il bene che si articola in tre livelli. Nel primo, la sinistra rappresenta il bene, la democrazia e i diritti, mentre dall'altra parte c'è il male, il Medioevo, il far-west e il fascismo. In tutti i discorsi viene ripetuto che non ha vinto la destra, ma ha perso la sinistra. Questo concetto viene espresso continuamente in tutte le trasmissioni: da Di Martedì a Zona Bianca".
Qual è la seconda trappola?
"La seconda strategia è quella di far passare il messaggio, come hanno detto sia Polito sia Molinari, che quello di domenica sia stato un semplice voto di protesta e di esigenza di cambiamento. Questo significa banalizzare la vittoria della destra. Significa non dare all'avversario la dignità di interlocutore che esprime una visione della società e delle istituzioni alternativa alla sinistra, sempre perché io sono il bene e tu sei il male. E, dato che il male non può vincere e il bene non può perdere, siamo di fronte a un voto di protesta".
E, infine, i giornalisti che ruolo svolgono precisamente?
"Il terzo livello, invece, è più sofisticato: i giornalisti, soprattutto alla Rai e a La7, danno i consigli su come deve essere la destra. 'La Meloni, se vuole governare, se non vuole cadere, se dimostra intelligenza, deve fare questo o quello…', cioè fissano i binari. È una trappola della sinistra nella quale la Meloni non deve cadere perché altrimenti la destra va bene solo a condizione che faccia ciò che dice la sinistra".
Cosa deve fare la Meloni per non cadere in queste trappole?
"La Meloni non deve cadere nella trappola della 'sindrome da legittimazione', come se inconsciamente si aspettasse sempre la sufficienza dagli altri. Ma, il mainstream mediatico e politico della sinistra, non le darà mai la sufficienza".
Lei era il responsabile della comunicazione della Fondazione Fare Futuro. Perché a Fini non fu mai chiesto di togliere la fiamma dal simbolo?
"Questo non fu chiesta a Fini ha accelerato una linea di normalizzazione che ha rischiato di entrare troppo nel pensiero unico".
Ma, tornando ai giorni nostri, la Meloni, finora, si sta muovendo bene?
"Per ora è partita bene evitando di essere presente alla conferenza stampa della vittoria, sta dimostrando sobrietà. Vuol rispondere con i fatti, non con gli annunci come ha fatto Salvini anche perché la politica degli annunci ha stancato l'Italia. La Meloni deve essere semplicemente sé stessa, ossia deve coniugare il mix tra il pensiero liberale, cattolico e conservatore che deve riuscire a tradurre in politica di governo. Esattamente ciò che feci io come esponente della Fondazione Fare Futuro, insieme a Ferdinando Adornato per la Fondazione Liberal e Stefania Craxi per la Fondazione Craxi, quando tentammo di scrivere il perimetro culturale del Pdl".
Cosa deve fare la Meloni per non montarsi la testa come successe a Renzi prima e Salvini dopo?
"Essere sé stessa perché, finora, è stata premiata per la coerenza e per la credibilità dei suoi valori. A differenza di Renzi e Salvini, non è dipendente dei social. Lei non si accontenta del consenso liquido, l'umore della pancia del momento. I suoi post e i suoi tweet hanno una certa continuità e non sono estemporanei. Se oggi vince la Roma non twitta 'W la Roma' oppure se domani a vincere è la Lazio non scrive 'W la Lazio' e questo mi fa ben sperare nel fatto che non sarà legata troppo al consenso".
La Meloni, durante la campagna elettorale, ha tranquillizzato molto i mercati, ma ha anche promesso che, se necessario, avrebbe battuto i pugni sul tavolo a Bruxelles. Come si tengono insieme questi due aspetti comunicativi?
"È un mix di comunicazione e di scelte politiche che lei dovrà essere in grado di fare, mediando tra l'anima conservatrice della maggioranza e la parte più moderata, proprio come ha fatto in campagna elettorale. Lei, su Orban, per esempio non ha ceduto al voler del mainstream".
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